Vendola, lettera aperta ai pirati

Vendola, lettera aperta ai pirati

Il presidente della Puglia risponde alle critiche del Partito Pirata Italiano. L'accordo con Microsoft non minerà l'adozione di tecnologie open source. E c'è una nuova legge regionale in lavorazione
Il presidente della Puglia risponde alle critiche del Partito Pirata Italiano. L'accordo con Microsoft non minerà l'adozione di tecnologie open source. E c'è una nuova legge regionale in lavorazione

È un’analisi più che dettagliata quella che ha recentemente messo a nudo i principali termini dell’ accordo annunciato tra Regione Puglia e Microsoft. A far scorrere la lente sono stati Alessandro Bottoni e Athos Gualazzi, rispettivamente segretario e presidente del Partito Pirata Italiano.

In un lungo post apparso sul sito ufficiale del partito, Bottoni e Gualazzi hanno innanzitutto sottolineato come l’accordo rappresenti “il piede nella porta” che permetterebbe all’azienda di Redmond di introdursi ancora una volta nel mondo della Pubblica Amministrazione, della scuola e della società .

L’articolo ha quindi ricordato le principali attività promosse dal recente accordo tra il presidente regionale Nichi Vendola e l’amministratore delegato di Microsoft Italia Pietro Scott Jovane. La prima riguarderebbe “l’analisi congiunta delle discontinuità tecnologiche in atto in materia di ricerca e sviluppo informatico, sia in area desktop che nei data center”.

La seconda: “valutazione di metodologie e soluzioni avanzate per la gestione ottimale delle risorse informatiche dell’Ente”. Scopi tipici dell’Università e di DigitPA , almeno secondo Bottoni e Gualazzi. Nessun motivo dunque di coinvolgere, come partner paritetici, delle “aziende private che hanno delle ovvie e dichiarate finalità commerciali”.

“Soprattutto non ce n’è motivo – si può ancora leggere – quando si tratta di aziende che, come Microsoft, si sono già rese colpevoli di comportamenti apertamente anticoncorrenziali, al punto da venire condannate, più volte, sia negli Stati Uniti che in Europa, per abuso di posizione dominante”.

Una posizione già assunta in un duro comunicato dell’Associazione per il software libero (Assoli), a cui lo stesso Vendola aveva risposto sottolineando come i veri nemici dell’open source non fossero i vari Windows, Leopard o iPad, bensì gli effetti disastrosi in primis dei luoghi comuni e poi del digital divide nel Belpaese.

Ma Bottoni e Gualazzi hanno parlato di un vero e proprio salvacondotto della Regione Puglia, “che i rappresentanti di Microsoft potranno usare per andare a parlare di soluzioni replicabili alle imprese locali. Soluzioni Microsoft, avvallate dalla Regione Puglia. Perché non soluzioni open source avallate dal buon senso e presentate/supportate dal CNIPA?”.

E Vendola ha risposto alla lettera aperta del Partito Pirata Italiano, facendo innanzitutto luce su quel Centro di Competenza annunciato dall’accordo con Jovane. “Un centro dove si studia, si ragiona. Si prova a ragionare – ha scritto Vendola – E non mi sembra poco l’aver portato un colosso come Microsoft ad investire, a lavorare nel Sud d’Italia, senza investimenti pubblici”.

Il presidente ha poi ricordato come ciascuna delle parti contraenti conservi la “propria autonomia decisionale”. “E l’autonomia decisionale della giunta pugliese si esprimerà con un progetto di legge che vareremo a breve – ha continuato Vendola – per rafforzare la migrazione verso l’open source dei servizi che la Regione Puglia finanzia in favore di tutte le Pubbliche Amministrazioni pugliesi”.

Infine, un’annotazione “filosofica”. Vendola ha risposto a Bottoni e Gualazzi circa le ragioni profonde per cui il software libero dovrebbe trovare l’appoggio dei politici. “Questo tipo di software è l’unico che non può essere controllato da nessuna azienda”, ha urlato a gran voce il Partito Pirata.

“Vorrei poter sottoscrivere senza incertezze – ha risposto Vendola – E tuttavia temo che ciò nasconda un’idea romantica. I segnali del mercato dicono che anche l’open source si propone comunque come un modello di business del software. Certo più sostenibile, ma pur sempre come un modello di business”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 29 nov 2010
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