Viacom: il DRM di Google non vale niente

Viacom: il DRM di Google non vale niente

Il gran capo dell'impero mediatico francese liquida i filtri automatici di GoogleTube come un incidente di percorso. La via è il DRM, che deve essere però uno standard industriale condiviso da tutta l'industria
Il gran capo dell'impero mediatico francese liquida i filtri automatici di GoogleTube come un incidente di percorso. La via è il DRM, che deve essere però uno standard industriale condiviso da tutta l'industria

Google installa i filtri antipirata su YouTube ? Per Viacom, conglomerato dei media tra i maggiori del mondo che ha chiesto miliardi a BigG per i suoi contenuti distribuiti illecitamente sul sito, quei filtri sono una misura insufficiente, sbagliata e dalla tempistica quantomeno dubbia .

Lo dice Philippe Dauman, CEO del gruppo, nell’ambito di una recente conferenza sul Web 2.0. Il grand commis di Viacom coglie poi l’occasione per rilanciare un progetto DRM che, sostiene, potrebbe diventare lo standard contro la pirateria online.

Già all’inizio di ottobre Dauman ebbe a dire che misure come filtering, watermarking e protezioni alla copia dei contenuti avrebbero rappresentato un futuro prospero e radioso per l’industria multimediale, spingendo per una nuova alleanza tra i produttori di contenuti e i provider di servizio e di connettività allo scopo di realizzare tecnologie standard.

All’executive non convince la tempistica dell’annuncio di Google: “Loro sapevano dell’annuncio che avremmo fatto oggi – sostiene Dauman – Google è una società di alta qualità con molte, molte persone intelligenti al suo interno. Possono fare le cose molto velocemente quando vogliono. Suppongo che non abbiano voluto farlo prima di arrivare a questo punto”.

Google avrebbe insomma approfittato del periodo e delle intenzioni già dichiarate da Viacom per spiazzare il mercato con i suoi filtri proprietari. Viacom, al contrario, si è appena aggiunta a Walt Disney, NBC Universal, Microsoft, CBS e altre società nella promozione di un decalogo tecnologico in difesa del copyright, che impegna i partecipanti a dotarsi di filtri automatici in grado di combattere la pirateria . Filtri che Google ha invece deciso di installare su YouTube in maniera autonoma, nonostante la società risulti tra i firmatari della suddetta intesa. “Molte società responsabili hanno seguito il percorso – dice ancora Dauman – Quello che nessuno vuole è un sistema proprietario che benefici una sola azienda. È un grosso problema per una società come la nostra dover avere a che fare con sistemi incompatibili”.

Il CEO è ritornato poi sulla famigerata causa intentata contro GoogleTube , rivelando alcuni retroscena da dietro-le-quinte su quello che le aziende di Silicon Valley pensano veramente – almeno a quanto sostiene lui – sulla faccenda.

“È ora che qualcuno prenda posizione”, gli avrebbero confidato esponenti delle suddette aziende, difendendo il business da quei soggetti – Google in questo caso – che approfittano della rete per svilupparsi a spese del lavoro e delle proprietà altrui . Dauman sostiene che “noi ovviamente dobbiamo proteggere i nostri affari esattamente come Google o chiunque altro proteggerebbe quello che rappresenta un valore prezioso. Non mi sembra che gli algoritmi di Google vengano condivisi molto facilmente con i concorrenti”.

Ma il dirigente ha anche alcune parole per i consumatori, che potranno ben presto giovarsi dei contenuti esclusivi della corporation distribuiti in maniera legale sul web . In futuro verrà lanciato un sito web da cui si potrà accedere a tutte le 13mila clip della trasmissione The Daily Show con Jon Stewart, potendo contare su funzionalità avanzate come i feed RSS e i widget. E altro materiale dovrebbe apparire online in un secondo momento, preannuncia Dauman. Sempre che qualcosa non vada storto con le DRM utilizzate.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 23 ott 2007
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