WiMax, gli utenti vogliono regole e garanzie

WiMax, gli utenti vogliono regole e garanzie

Ne parla la celebre associazione Anti Digital Divide, in prima linea nel proporre un percorso che tuteli la concorrenza tra gli operatori senza dimenticare i diritti degli utenti. Chi ha orecchie per intendere, intenda
Ne parla la celebre associazione Anti Digital Divide, in prima linea nel proporre un percorso che tuteli la concorrenza tra gli operatori senza dimenticare i diritti degli utenti. Chi ha orecchie per intendere, intenda

Roma – La tecnologia WiMax, come noto, è vista da molti utenti come una possibile soluzione alla diffusa condizione di digital divide che interessa una fetta consistente della popolazione. E in questo senso si indirizza la posizione dell’associazione Anti Digital Divide , che pone l’accento sulla questione della distribuzione delle frequenze, prevista a partire dal prossimo giugno .

“Premesso che la messa in disponibilità di un primo lotto di frequenze – comunica l’associazione – non possa far altro che piacere ad ADD,non possiamo evitare di far notare alcuni orientamenti del Ministero riguardo alla distribuzione delle frequenze stesse.

Si è detto più volte che la tecnologia-protocollo WiMax dovrebbe essere il mezzo attraverso il quale, in Italia, riuscire ad abbattere il divario digitale.
Si è citato più volte il WiMax come mezzo per raggiungere le zone Rurali sperdute e non ancora servite dai servizi di Banda Larga (DSL).

Nonostante tutte le premesse, sembra sia ormai consolidato il pensiero di indire delle Aste per l’assegnazione delle licenze in stile similare a quella effettuata alcuni anni orsono per le licenze UMTS, correndo il rischio di fatto di creare un nuovo sistema “chiuso”, gestito dai pochi che si potranno permettere di partecipare ad Aste, seppur magari su base regionale, nelle quali si dovranno presentare offerte di acquisto probabilmente molto alte per piccoli lotti di frequenze su base locale.

Se il Ministero delle Comunicazioni intederà procedere in questo senso, non farà altro che creare ulteriori problemi al mercato, già dei pochi, che probabilmente vedrà sparire molte piccole realtà locali venendo meno al principio di concorrenza leale (avvantaggiare i forti a discapito dei deboli).

Con un tale indirizzo nell’assegnazione delle frequenze cosa ci guadagneranno i potenziali utenti? Probabilmente poco o nulla visto che, a rigor di logica, i costi sostenuti dai pochi competitors per acquistare le licenze saranno ribaltati sul cliente non permettendo di offrire prezzi competitivi in rapporto alla qualità offerta e soprattutto con tagli di banda, in linea con il resto della Comunità Europea.

Perché chiedere soldi (li vorrebbe il Ministero della Difesa) se si vuole abbattere il divario digitale? Perchè non essere, una volta tanto, dalla parte dei cittadini ed evitare l’ulteriore nuova gabella liberalizzando, con regole ferree, le frequenze per il WiMax sulla falsariga di come è stato attuato per il WiFi?”

La preoccupazione è infatti un’eventuale ricaduta, sulle spalle (e nel portafoglio) degli utenti, delle conseguenze delle pretese economiche che il Ministero della Difesa avrebbe avanzato nei confronti di quello delle Comunicazioni per la cessione delle frequenze: “Si è letto – osserva ADD – che il Ministero della Difesa vorrebbe un indennizzo di alcune centinaia di milioni di euro, ma al tempo stesso che attraverso la “cabina di regia” del Ministero delle Comunicazioni dovrebbero essere destinati oltre mille milioni di euro per la diffusione della Banda Larga. Non basterebbe pagare simbolicamente al Ministero della Difesa 1 euro per le frequenze e destinare metà di quei 1000 milioni alla difesa così da risparmiare, come Stato Italiano, 500 milioni di euro permettendo,ai vari operatori di TLC, attraverso gli obblighi contenuti nelle licenze, di utilizzare quanto risparmiato per l’acquisto delle licenze al fine di costruire le reti dove mancano?”.

L’associazione propone quindi un percorso da seguire, per offrire ad utenti e consumatori una garanzia di risposta alle loro aspettative: “AntiDigitalDivide crede che dovrebbe essere segnalata, come obbligo
associato ai diritti d’uso delle frequenze, una percentuale minima (non inferiore al 25%) di copertura del territorio sottoposta a verifiche periodiche, sotto il controllo delle preposte autorità, a
distanza massima di un anno dalla data di concessione della licenza”.

“Inoltre – prosegue ADD – si auspica che il calendario di distribuzione ed il relativo coordinamento delle stesse, debbano prevedere il rilascio obbligatorio, in primo intervento, sui territori Digital Divisi, per i quali nei mesi scorsi abbiamo lanciato un censimento attraverso il nostro sito.

Quindi, solo a fronte della copertura nelle zone digitaldivise dell’area assegnata, l’operatore potrà provvedere alla vendita in altre aree. Altresì sarebbe d’uopo che vi siano diversi tipi di licenziatari in base alle caratteristiche della rete (ad es. wholesale, OLO, Wisp etc..)”.

“Speriamo – conclude l’associazione – che queste poche righe non saranno inutili e possano essere recepite da chi ha detto più volte di essere dalla parte degli utenti (Min. Gentiloni). Inoltre confidiamo in un dietrofront rispetto alla strada che sembra sia stata intrapresa e sulla quale si spera l’Italia delle TLC non debba ancora una volta andare”.

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Pubblicato il 8 gen 2007
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