YouTube non dipende dagli indipendenti

YouTube non dipende dagli indipendenti

Le indiscrezioni sul nuovo servizio di streaming musicale del Tubo si affollano, e si affollano i dubbi sulle rimozioni dei contenuti indie, per questioni di licenze. Cosa rischiano di perdere le etichette indipendenti? Cosa rischia di perdere YouTube?
Le indiscrezioni sul nuovo servizio di streaming musicale del Tubo si affollano, e si affollano i dubbi sulle rimozioni dei contenuti indie, per questioni di licenze. Cosa rischiano di perdere le etichette indipendenti? Cosa rischia di perdere YouTube?

Che YouTube stia lavorando ad un servizio di streaming musicale che possa competere con la pletora di servizi che valgono sempre di più per il mercato della musica digitale è ormai cosa ormai acclarata: le indiscrezioni si affastellano da oltre un anno. Che esistano degli attriti con le etichette indipendenti, restie a sottostare ai contratti che YouTube propone loro, è un altro dato di fatto. A surriscaldare i toni di un confronto già abbastanza acceso è ora un articolo del Financial Times che, raccogliendo le dichiarazioni di un rappresentante di Google, suggerisce che il nuovo servizio farà a meno delle opere degli indipendenti che non accetteranno le condizioni imposte.

Da settimane le etichette indie lamentano l’intransigenza di YouTube: sarebbe stato sottoposto loro un contratto aut aut in vista del nuovo servizio di streaming. Se rifiutassero di sottoscrivere gli accordi per aderire al servizio, denunciano i rappresentanti delle etichette, il Tubo procederebbe alla rimozione dei contenuti dalla propria piattaforma, rendendo irreperibili anche su YouTube i contenuti musicali che non popoleranno il servizio di streaming . Le etichette indie coinvolte, raccolte nelle assicazioni Worldwide Independent Network (WIN), Featured Artists Coalition (FAC) e nel network IMPALA si sono rivolte alla Commissione Europea, affinché le autorità dissuadano YouTube dall’intraprendere strategie che comportino “blocchi o minacce”.

Google da giorni nega qualsiasi commento riguardo alle “negoziazioni in corso” e ha ribadito di “essere entusiasta del fatto che centinaia di etichette fra major e indipendenti abbiano già stretto accordi di partnership”: YouTube stima si tratti del 95 per cento dei rappresentanti dell’attuale mercato musicale. Le etichette indie, dal canto loro, sottolineano come l’80 per cento delle nuove uscite siano frutto del lavoro delle loro scuderie. Il Financial Times lascia intendere che YouTube estrometterà le etichette che rinunceranno all’accordo dal solo servizio di streaming musicale che ancora non si è affacciato sul mercato.

Tra indiscrezioni, dichiarazioni naturalmente orientate dagli interessi che ciascuna delle parti rappresenta e un mercato musicale estrememante frammentato fra produzione e distribuzione nei diversi paesi del mondo, la situazione di configura oltremodo confusa: quali opportunità verranno precluse alle etichette indipendenti qualora scegliessero di non sottostare alle condizioni che YouTube impone loro per il nuovo servizio?

Tra chi , supportato dalle proprie fonti anonime, afferma che YouTube procederà in breve alla rimozione da YouTube di tutti i contenuti afferenti alle etichette che non firmeranno il contratto in vista del servizio di streaming, chi assicura che le etichette indie che si appoggiano a Vevo manterranno la loro presenza sul Tubo e chi sostiene che YouTube si limiterà a bloccare le possibilità di monetizzazione dei video, le dinamiche di mercato suggeriscono che l’intransigenza, da ambo le parti, rischia di risultare controproducente: i video musicali rappresentano il 38,4 per cento delle visualizzazioni su YouTube, la piattaforma costituisce uno strumento di fruizione della musica sempre più fondamentale per gli utenti e la musica è sempre più fondamentale per YouTube .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
19 giu 2014
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