40 ore di musichette d'attesa

40 ore di musichette d'attesa

Questo è quanto subisce un italiano medio mentre aspetta di accedere al servizio richiesto. Ma c'è spazio per peggiorare
Questo è quanto subisce un italiano medio mentre aspetta di accedere al servizio richiesto. Ma c'è spazio per peggiorare


Roma – Sono stati resi noti i dati, per certi versi clamorosi, della ricerca realizzata dall’ Università degli Studi di Verona sotto la sponsorship di Wind e dal titolo emblematico: “Musica e attese telefoniche” .

Stando alle rilevazioni, che hanno coinvolto 450 aziende italiane piccole, medie e grandi, si stima che in media sette chiamate su dieci vengano messe in attesa telefonica e che nel complesso ogni singolo cittadino italiano passi 40 ore all’anno in attesa telefonica prima di fruire del servizio per il quale sta telefonando.

Non solo. Secondo la ricerca, più del 90% dei clienti riaggancia se lasciato in silenzio per più di 40 secondi oppure quando il messaggio o il tono dell’attesa sono noiosi; il 34% del totale invece non chiama più certi numeri proprio per evitare l’estenuante attesa.

Stando ai risultati dello studio, le aziende per l’attesa telefonica prediligono la musica classica (Vivaldi, Mozart e Verdi in testa) ma non tengono conto delle esigenze dell’utente, che sarebbe più spesso attirato dalla musica pop che dalla classica. Anzi, a quest’ultima verrebbe associata implicitamente l’idea di servizio scadente e/o attesa snervante che giustifica l’eventuale scelta di riattaccare.

Circa il 70% delle aziende intervistate dichiara inoltre di voler cambiare sottofondo musicale all’attesa telefonica; nel complesso le imprese non sembrano considerare il telefono uno strumento di marketing valido, il che è senz’altro una buona notizia per gli utenti, cosa che spingerebbe anche a sottovalutare il contributo che la musica darebbe alle esigenze di marketing e fidelizzazione dei clienti. Non è immaginabile, vista la tempesta di telefonate commerciali sparate sui numeri di telefono degli italiani, cosa accadrebbe se le imprese acquisissero quella che la ricerca definisce “consapevolezza” della “risorsa telefonica”.

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Pubblicato il 3 mag 2005
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