Apple, la rivoluzione francese

Apple, la rivoluzione francese

Distributori autorizzati lamentano pratiche commerciali scorrette da parte di Cupertino: dispositivi in ritardo e regole stringenti per i punti vendita. Nel frattempo in Italia Apple pensa all'appello per la sanzione sulle garanzie
Distributori autorizzati lamentano pratiche commerciali scorrette da parte di Cupertino: dispositivi in ritardo e regole stringenti per i punti vendita. Nel frattempo in Italia Apple pensa all'appello per la sanzione sulle garanzie

Il distributore francese di Apple eBizcuss ha denunciato Cupertino: l’accusa è quella di non aver rispettato i contratti stipulati l’anno scorso relativi a iPhone e iPad e di aver ostacolato la sua attività commerciale.

La mancata distribuzione dei device con la Mela avrebbe lasciato il rivenditore francese di Apple con gli scaffali vuoti: in particolare sarebbero stati preferiti i rivenditori ufficiali nella distribuzione dei nuovi dispositivi, prima iPad 2, MacBook Air e poi iPhone 4S, arrivati di conseguenza in forte ritardo nei negozi del gruppo eBizcuss.

Questo comportamento, da parte di Apple, rappresenterebbe per l’accusa una sorta di concorrenza sleale e abuso di posizione dominante sfruttata attraverso i propri rivenditori ufficiali: il primo Apple Store francese è stato aperto a Parigi nel 2009. E a tale periodo risalirebbero gli ostacoli frapposti all’attività di eBizcuss.

In conseguenza di questo comportamento la catena di distribuzione francese avrebbe subito un calo del 30 per cento degli affari.

Il CEO François Pruden non solo sottolinea i ritardi ma anche le spese sostenute per andare incontro alle richieste di Apple in materia di negozi (condizioni che l’avrebbero costretto a spendere 6,5 milioni di dollari) e alcuni prezzi offerti da Cupertino alle aziende private, inferiori anche a quelli cui vendeva all’ingrosso a eBizcuss.

In Italia , intanto, dopo la condanna subita dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per pratiche commerciali scorrette conseguenti a garanzie non conformi alla normativa europea, Cupertino ha deciso di ricorre in appello. Se la dovrà comunque vedere anche con le prossime mosse delle associazioni dei consumatori italiani: Federconsumatori e Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) starebbero studiando un’ apposita class action per eventuali risarcimenti degli utenti danneggiati .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
30 dic 2011
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