Chiude la prima delle web radio

Chiude la prima delle web radio

La decisione di concludere l'esperienza radiofonica arriva dopo l'imposizione di tariffe salate sull'uso della musica via internet
La decisione di concludere l'esperienza radiofonica arriva dopo l'imposizione di tariffe salate sull'uso della musica via internet


Roma – Ha sollevato rumore e attenzione la scelta di KPIG di chiudere le proprie attività. La prima delle web radio, storico punto di riferimento per un mondo in costante crescita, ha dovuto prendere questa decisione drastica in quanto non può permettersi le tariffe imposte negli Stati Uniti sulla diffusione di musica via web radio.

KPIG ha spiegato di non avere scelta “se non quella di sospendere le trasmissionilive di KPIG a causa delle tariffe che sarebbero dovute stando alla recente decisione dell’Ufficio del Copyright. Speriamo certamente che la cosa sia temporanea e che si possa trovare al più presto una soluzione ragionevole”.

KPIG, che promette di offrire presto maggiori dettagli su quanto accaduto, ha una lunga storia perché sono sette anni che dalla propria sede nella contea di Santa Cruz in California trasmette in locale via FM e nel mondo via web. E per il momento dovrà accontentarsi di trasmettere online repertori e pezzi d’archivio che non sono soggetti alle royalty sulle produzioni musicali.

Questo è un problema visto con enorme attenzione negli USA, dove per mesi i webcaster hanno combattuto una durissima battaglia per la propria sopravvivenza contro i discografici, desiderosi di ottenere royalty anche per le trasmissioni web come già avviene per quelle tradizionali.

E l’Ufficio del Copyright, ente della Library of Congress, ha recentemente deciso le tariffe per le trasmissioni via web, tariffe che, come si vede, costringeranno moltissimi a chiudere i propri servizi.

“La bolletta – spiegano quelli di KPIG – sarebbe per noi di circa 3mila dollari al mese, che in sé non è moltissimo ma KPIG è prima di tutto una piccola emittente dal piccolo mercato. E al momento questo tipo di diffusione non rende alcunché. Sono 3mila dollari che noi non possiamo permetterci”.

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Pubblicato il
22 lug 2002
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