New York (USA) – Non hanno la maggioranza delle azioni, anzi, ma gli eredi dei due fondatori della Hewlett-Packard non vogliono l’annunciata fusione dell’azienda con il colosso Compaq e promettono battaglia.
Il figlio di David Packard nelle scorse ore ha infatti deciso di unirsi agli eredi di William R. Hewlett nell’opporsi all’enorme operazione, destinata a creare un vero e proprio “monster” tra i giganti dell’hi-tech internazionale.
David Packard ha specificato di trovarsi in perfetta sintonia con Walter Hewlett, figlio di William, che ha affermato: “Credo che HP possa significare più valore per gli azionisti come azienda a sé stante piuttosto che come impresa combinata a Compaq.”. William, per lungo tempo dirigente HP, aveva specificato insieme agli altri eredi Hewlett che “l’acquisizione di Compaq aumenterebbe i problemi di HP nel settore dei server low-end, un’area che per HP è sempre stata meno redditizia dell’high-end. Il business dei servizi di Compaq, focalizzato più sul supporto che sull’outsourcing e la consulenza, non è il tipo di business che HP dovrebbe coltivare”.
La posizione degli eredi di Hewlett sposta il 5 per cento delle azioni contro le scelte fin qui portate avanti dalla dirigenza dell’azienda. David Packard controlla un pacchetto azionario che, sommato a quello degli altri eredi della sua famiglia, arriva a più del 10 per cento. David ha però specificato di aver parlato per sé e non per sua sorella Susan Packard Orr né per la “David and Lucile Packard Foundation”. Qualcuno si attende dagli altri azionisti della famiglia una dichiarazione di intenti entro pochi giorni perché secondo gli eredi dei fondatori di HP, l’operazione porterebbe incertezze che costeranno care all’azienda.
In una nota, però, HP ha voluto sottolineare che insieme a Compaq “rimane focalizzata totalmente sulla fusione”. Entro pochi giorni il colosso rilascerà uno statement ufficiale che analizzerà le ragioni della fusione sul piano industriale nel tentativo di convincere gli scettici. Ma, certo, la posizione presa dalle due influenti famiglie rischia di provocare non pochi problemi alla dirigenza guidata da Carly Fiorina, chairman e CEO dell’azienda.