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di Massimo Mantellini. Vendere e comprare azioni in Borsa con il piccì sta diventando una categoria dell'esistenza
di Massimo Mantellini. Vendere e comprare azioni in Borsa con il piccì sta diventando una categoria dell'esistenza


Web (internet) – Io sono preoccupato. Dico sul serio.
Finirò col pensarla come Guido Ceronetti che proprio in questi giorni, in uno dei suoi soliti, bellissimi, catastrofici commenti scrive:
“Comunicazione (al singolare e al plurale) è insieme a informazione una delle parole oggi più tintinnanti di significati voluti da chi comanda:anche sparata nel nulla è una energia agente…”

In questi giorni di fine anno la “comunicazione” e “l’informazione” hanno deciiso di comandarci verso una nuova frontiera della modernità, il cosidetto trading online. Ho contato almeno dieci articoli sui giornali negli ultimi giorni su questo argomento; entrambi i più letti settimanali italiani, L’Espresso e Panorama, vi hanno dedicato inchieste nelle pagine centrali. Ho scorso qualche decina di migliaia di parole sull’argomento senza mai trovare menzionato il dato fondamentale che gli istituti di ricerca americani sbandierano ormai da qualche anno: 3/4 di quanti si dedicano a vendere e comprare azioni via web sui mercati azionari ci rimettono i loro soldi.

Deve essersi trattato di una dimenticanza.

Qualcuno fra questa “maggioranza” poi magari la prende male e spara a moglie, figli, intermediari, fornitori di accessi al mercato azionario e a chiunque capiti a tiro. Qualcuno guadagna facilmente e in poco tempo montagne di bigliettoni per poi perderli in un colpo di click. Qualcun altro, e sono pochi, si arricchisce con la compravendita di titoli via internet o riesce semplicemente a vivere di questa attività ai confini fra il gioco del lotto e una scienza esatta.

Per dirla con Ceronetti, “tintinnano” in questi giorni sui media italiani “i significati voluti da chi comanda” su quanto avventurarsi in solitudine nel mondo dell’alta finanza sia una nuova appagante forma di soddisfazione del nostro Io. Esperti di questa nuova arte ci svelano i loro segreti dalle pagine dei giornali, ci raccontano di notti insonni a seguire piccoli numeri sullo schermo del PC in attesa del momento migliore per vendere (o comprare): il click del mouse come un nuovo moderno colpo di pistola per dire “io esisto” e “sono più furbo di voi”.

Le banche italiane si sfregano le mani e stanno tutte rapidamente approntando servizi di trading da offrire alla clientela collegata alla rete, mentre le prime società che hanno offerto servizi simili come Fineco e Directa stanno facendo affari d’oro. Rapidamente il patrimonio minimo di informazioni necessarie agli investitori per orientarsi nel complicato mondo azionario da merce di scambio si è trasformato in fornitura gratuita. Non è un caso.

Il popolo dei borsini si sposterà rapidamente da anguste fumose salette bancarie, ai salotti di casa propria, le massaie che usavano il telefono dopo aver dato una occhiata al televideo per gridare al proprio funzionario di agenzia “Compra!” o ” Vendi!” potranno finalmente saltare il fastidioso intermediario e al prezzo di una modesta commissione provare l’ebbrezza di tuffarsi dentro il Nasdaq o dentro il più modesto Nuovo Mercato. Chi fino a ieri leggeva con invidia notizie sulla decuplicazione del valore di certe azioni Internet avrà pane per i suoi denti, potrà passare dalle parole ai fatti e iniziare a rischiare in proprio.

Siamo provinciali: lo siamo talmente che ogni novità carica di qualche fascinazione ci attrae in modo irresistibile. Col trading online potremo finalmente scommettere sui “derivati” (non chiedetemi cosa siano, so solo che si tratta di titoli ad alto rischio), potremo dettare ordini in borsa dal cellulare o collegarci alla pagina finanziaria di Yahoo alle tre di notte per “vedere come vanno le cose”. Magari apriremo anche noi un conto con Fineco, per dire la nostra in prima persona nel mercato finanziario globale.

Sarà tutto facile, a buon mercato e soprattutto “alla moda”. Avendo magari l’accortezza di evitare di leggere che la nostra web-sim fa parte del gruppo “Banca Popolare di Brescia – Cassa di Risparmio di Reggio”, denominazione che, più che a fulminanti lanci di bit da un capo all’altro del pianeta per vendere e comprare azioni, fa pensare a feste paesane, mangini per allevamenti e nebbie padane.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
27 dic 1999
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