Web (internet) – Torniamo sulla faccenda ADSL. Lo facciamo a malincuore, sicuri del fatto che sarebbe più divertente occuparsi di argomenti più leggeri tipo la prevalenza del nudo nei calendari per l’anno 2000, must culturale dell’Italia che discute in queste ultime settimane. Ci torniamo perché, come al solito, alcuni conti non tornano. Aggiungeteci anche, se volete, che l’informazione ufficiale reperibile in materia è troppo spesso volutamente lacunosa e costringe, chi voglia farsi una idea sul futuro della connettività a larga banda nel nostro paese, a prodursi in illazioni e deduzioni varie.
Partiamo dal principio.
Due mesi fa Telecom annuncia la partenza per il primo dicembre di Fast Internet, servizio gestito da TIN.it per accedere alla rete a velocità almeno dieci volte superiore a quella delle linee isdn, in modalità always on, senza tariffazione a tempo, senza limiti di traffico. E ‘ una novità attesa, in linea con quanto sta accadendo un po? in tutta Europa (in Spagna per esempio Telefonica ha iniziato a rendere disponibile il medesimo tipo di servizio in questi giorni). Passano due mesi e nulla accade. Nel frattempo si registrano le proteste all’Authority delle Comunicazioni da parte di alcune compagnie telefoniche (Infostrada e Albacom) che si sentono sopravanzate da Telecom nella sperimentazione e nella futura possibilità di distribuzione dell’ADSL. Chiedono, giustamente, parità di condizioni prima dell’inizio della vendita del servizio.
Cosa succede nel frattempo? Nonostante Telecom abbia annunciato la disponibilità di Fast Internet in 22 città italiane da dicembre, tutto sembra bloccato. Nessuna ulteriore comunicazione, nessuna pubblicità. Niente di niente. I tecnici confermano che “sul campo” nulla si sta facendo per rendere disponibile quanto annunciato. Che, in parte, questo immobilismo sia dovuto ai timori di azioni dell’Authority lo fa pensare il fatto che Telecom a novembre annuncia la disponibilità di un listino prezzi per gli altri operatori telefonici che desiderino rivendere alla clientela finale i servizi adsl, utilizzando la rete Telecom. Ma non è tutto qui.
Il 25 novembre infatti la compagnia di Colaninno rilascia un breve comunicato in cui afferma (se l’italiano non è un’opinione) di non essere più intenzionata a vendere direttamente accessi ADSL all’utenza privata, scegliendo di fornire la larga banda “esclusivamente per via indiretta” agli ISP che ne faranno richiesta.
E? una scelta strana che se da un lato confermerebbe la mancanza da parte dell’ex-monopolista di una pianificazione della propria attività che consenta di mantenere impegni presi anche solo due mesi prima, dall’altra ricalca la stessa strada che Telecom ha seguito anni fa quando si cominciarono a vendere accessi analogici a internet: quella di controllare il mercato affittando le linee, per poi entrarvi solo quando si è definitivamente chiarita la sua convenienza.
In altre parole sembra di capire che Telecom non creda al successo nel breve periodo della larga banda e preferisca allungare la catena di intermediari fra sé e i clienti finali, restando a guardare cosa accadrà. Così si spiega l’aggressività delle proposte di accesso che per esempio Galactica ha iniziato a proporre a Milano. Così si spiega purtroppo anche il lievitare dei costi per chi sperava di poter acquistare finalmente accessi veloci a prezzi competitivi.
Nell’offerta del provider milanese compaiono infatti alcune pesanti spese accessorie (400.000 lire una tantum di attivazione) che servono a coprire almeno in parte i costi del noleggio delle linee. Cioè, in altre parole, servono a girare su Telecom parte degli introiti dei contratti stipulati. Questa moltiplicazione dei beneficiari peserà sugli utenti e condizionerà ancora una volta la diffusione del servizio livellandone per ora il prezzo verso l’alto.
E ‘ in definitiva sempre la stessa storia che si ripete. Telecom se ne sta alla finestra a guardare incassando “l’affitto” per poi, quando lo riterrà utile, iniziare anch’essa a vendere il medesimo servizio sicura di conquistare il mercato con prezzi e condizioni che gli altri non potranno permettersi. I piccoli fornitori di connettività locale sono condannati del resto ad una subalternità senza diritto di voto nei confronti degli operatori telefonici da cui ricevono le linee, così come dipendono ormai integralmente da Telecom, in tempi di accessi analogici senza canone, per quanto riguarda quanto viene corrisposto per il traffico generato dalle loro connessioni Internet. E ‘ la loro una strada ormai senza vie di uscita.
Il giorno che Telecom deciderà di fornire l’adsl direttamente all’utenza consumer, presto o tardi che sia, le 400.000 lire di attivazione che Galactica è costretta a chiedere scompariranno d’un colpo. E troveremo perfino qualcuno che, anche in questo caso, sosterrà trattarsi di un benefico effetto della concorrenza.