Germania, scatta la censura fai-da-te

Germania, scatta la censura fai-da-te

Un accordo tra i motori di ricerca più consultati dagli utenti del paese taglierà fuori una quantità di siti, quelli giudicati poco raccomandabili per i più giovani. Gli adulti? Cercheranno altrove
Un accordo tra i motori di ricerca più consultati dagli utenti del paese taglierà fuori una quantità di siti, quelli giudicati poco raccomandabili per i più giovani. Gli adulti? Cercheranno altrove


Berlino – Suscita interesse e solleva polemiche la scelta di una serie di net company operative in Germania di stringere un accordo contro i “contenuti dannosi” , un’intesa secondo cui i motori di ricerca più usati dagli utenti tedeschi non dovranno linkare siti considerati pericolosi per lo sviluppo dei più giovani.

Ad aver per primo riportato la notizia qualche tempo fa è l’ezine tedesca Heise Online ripresa da poi da EDRI-Gram secondo cui i filtri sono stati impostati da Google, Lycos Europe, MSN Germany, AOL Germany, Yahoo, T-Online e t-info.

Questa sorta di “autoregolamentazione” è specificamente pensata per arginare i contenuti razzisti e xenofobi che in rete si moltiplicano e che in Germania vengono da sempre vissuti con una sensibilità assai più sviluppata che in altri paesi. In passato alcuni siti sono stati oggetto di censura proprio per i loro contenuti definiti “aberranti”.

A gestire la lista dei siti da bloccare è la Bundesprüfstelle für jugendgefährdende Medien ( BPJM ), agenzia di stato che si occupa della classificazione dei media a tutela dei minori. L’organizzazione – spiega EDRI – è una sottodivisione della FSM , una più ampia iniziativa di autoregolamentazione costituita nel 1997 da diversi fornitori di servizi multimediali”.

A questa lista faranno riferimento i motori che metteranno anche in piedi un meccanismo di gestione dei reclami “per risolvere qualunque eventuale lacuna nel filtro dei motori di ricerca”. Nessuno spazio, invece, per le eventuali proteste degli utenti che, quando cercheranno di trovare un sito presente in lista, saranno invece accolti da un messaggio di avviso il cui testo è ancora da definire. Secondo BPJM la gran parte dei siti in lista si trovano su server all’estero. Facile quindi dedurre come, collegandosi a motori internazionali, gli utenti saranno ad ogni modo in grado di raggiungere quegli spazi web.

Ma quali sono i siti “dannosi”? Lo spiega BPJM: “Si considerano dannosi o pericolosi per i minori, oggetti che tendenzialmente ne mettono a rischio il processo di sviluppo di una personalità affidabile sul piano sociale e fiduciosa in sé. In generale, tale definizione vale per qualunque oggetto contenga materiale indecente, estremamente violento o che incoraggia il crimine, antisemita o comunque razzista”.

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Pubblicato il
24 mar 2005
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