I provider denunciano: TLC colabrodo

I provider denunciano: TLC colabrodo

Assoprovider descrive un mercato in condizioni pessime e che non promette niente di buono. Tra i molti a rimetterci anche Intratec, che ha annunciato la messa in liquidazione della società
Assoprovider descrive un mercato in condizioni pessime e che non promette niente di buono. Tra i molti a rimetterci anche Intratec, che ha annunciato la messa in liquidazione della società

Roma – C’è molta sofferenza nel mercato delle telecomunicazioni. Lo testimoniano le recenti vicende che hanno visto come protagonisti operatori come Elitel Telvia e Intratec/Vira, aziende che si trovano in evidente sofferenza nei confronti del principale fornitore di connettività nonché gestore unico della rete Telecom Italia . Ma mentre la situazione di Elitel e Telvia è ancora in corso di definizione, spicca la notizia della volontaria messa in liquidazione di Intratec.

“L’assemblea degli Azionisti della Intratec Spa – si legge nella homepage del sito aziendale – ha deliberato, in data 30/07/2007, lo scioglimento della società e ha nominato il Liquidatore. Il Registro delle Imprese di Roma ha pubblicato la variazione in data 29/8/07 dando quindi efficacia alla delibera. Si tratta di una “Liquidazione Volontaria”, liberamente decisa dall’Assemblea degli Azionisti. Quando una Società delibera la Liquidazione, è obbligatorio variare la ragione sociale. Per Intratec adesso la Ragione Sociale è Intratec SpA in Liquidazione “.

La società precisa che questa situazione non comporta modifiche per l’utenza nell’erogazione dei servizi, “poiché la mission della società rimane quella di conservare l’azienda anche in questa fase”. Una fase in cui sono ancora in corse trattative per il subentro di altre Società nei vari rami d’azienda e in cui “non si può comunque escludere che si possa andare anche verso altre direzioni incluso fusioni”.

Assoprovider , l’associazione dei provider indipendenti, in una nota diffusa ieri, formula le proprie considerazioni in merito alle attuali condizioni del mercato italiano delle TLC, con particolare riguardo alle vicende sopra descritte:

Il numero di operatori alternativi, che anche per una gestione avventata, si ritrovano in difficoltà economiche verso Telecom Italia è, a quanto si legge sui giornali, in crescente aumento: ormai ad un ritmo serrato le aziende vengono letteralmente disattivate, pare per problemi di ordine debitorio, che erano comunque preesistenti, ed evidentemente sopportati con altro spirito.

Ma i problemi sono causati anche dalle inefficienze di chi dovrebbe garantire un quadro regolamentare e tariffario chiaro: ad esempio i ritardi di Agcom nel prendere decisioni sui canoni sulle ADSL Naked hanno sicuramente aggravato tali situazioni debitorie: e la strana morìa avviene proprio mentre si discute della necessità di separare la rete dell’Incumbent dai servizi.

Questo a dimostrazione che in Italia non esiste una vera liberalizzazione del mercato, che quella che c’era arretra, e che le autorità preposte alla vigilanza, AGCOM e AGCM (l’ Autorità Antitrust , ndr) rimangono sovente a guardare senza colpo ferire. Ma più complessivamente, tutta la classe dirigente del paese si dovrebbe preoccupare di questo arretramento nella liberalizzazione del settore delle Comunicazioni.

Assoprovider stima che con l’introduzione del canone naked ed il conseguente aumento del 30% del costo delle ADSL all’ingrosso, il numero di aziende TLC in difficoltà aumenterà esponenzialmente con una drastica riduzione della concorrenza sul mercato e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. A quel punto, la separazione della rete a quali superstiti concorrenti gioverà?

Assoprovider non addebita le cause della situazione ad un solo soggetto, ma riconosce un concorso di colpe che, assieme alle istituzioni – con le Authority in primo piano – coinvolge le stesse aziende, vittime di una “gestione avventata” (o disinvolta e poco oculata).

Un insieme di concause che, senza un freno tirato “dall’alto”, porta inevitabilmente all’incancrenirsi di una condizione già difficilmente sostenibile da parte dei competitor che, sulla rete, si affacciano da rivenditori e non da provider.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
7 set 2007
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