Roma – Lo scorso 29 maggio tre parlamentari dell’opposizione (Folena, Panattoni e Magnolfi) hanno chiesto al ministero all’Innovazione, con una interrogazione e un’interpellanza, quando sarebbe stato emanato il regolamento attuativo del decreto legislativo n. 10 del 2002, con le relative norme tecniche, per armonizzare la firma digitale “all’italiana” con gli standard indicati dall’Unione Europea (direttiva 1999/93 CE), nonché quali fossero le iniziative in corso “per favorire la massima diffusione della firma digitale nei servizi pubblici, nell’interesse delle imprese e dei cittadini”.
Nei giorni scorsi Maria Beatrice Magnolfi ha sottolineato in una nuova interpellanza rivolta al Ministero i problemi nati dal recepimento della direttiva comunitaria (1999/1993) che prevede ulteriori tipologie di firme elettroniche, come la cosiddetta “firma debole”, rivolta soprattutto all’e-commerce ma che “presenta diversi e gravi problemi applicativi per la mancanza di standard codificati”.
Da qui secondo Magnolfi discende un enorme problema di compatibilità dei diversi prodotti sviluppati dagli enti certificatori della firma. “Se si acquista dalle Poste spa – afferma la parlamentare – si è costretti ad installare il software delle Poste, che è l’unico che funziona con quel prodotto di firma; se si acquista da BNL o da InfoCamere occorre acquisire i relativi software con interfaccia diversa e diverse regole d’installazione. Infine, l’utente meno esperto si arrende e torna alla firma su carta”.
Riferendosi alla Finanziaria, Magnolfi ha poi chiesto al Ministro: “Mi domando come faccia ad accettare che, a soli tre mesi dal DPEF, il disegno di legge finanziaria preveda di finanziare il fondo per l’innovazione tecnologica con il ricavato dei tagli… all’innovazione tecnologica! Come fa a sopportare – sia detto senza malizia – che gli unici veri incentivi (cioè il contributo sul decoder e sulla banda larga) siano gestiti da un altro ministero?”
Nella sua risposta il ministro all’Innovazione Lucio Stanca ha ricostruito il quadro normativo della firma digitale, compreso il recepimento delle direttive comunitarie e la realizzazione del regolamento attuativo che si occupa anche della liberalizzazione del “settore dei servizi di certificazione delle firme elettroniche, eliminando la necessità di una preventiva autorizzazione per l’esercizio di queste attività”. Il regolamento deve ancora essere approvato dal Consiglio dei Ministri.
“Non solo, dunque – ha affermato Stanca – la normativa recentemente varata risulta pienamente rispettosa della normativa comunitaria, ma addirittura questo Governo ha provveduto ad ovviare a dilazioni della procedura di notifica commesse dal passato Governo, che aveva omesso di notificare all’Unione europea non solo le regole tecniche sulla firma digitale varate con il decreto del 1999, ma anche le norme di rango legislativo sulla firma digitale contenute nel testo unico sulla documentazione amministrativa, inducendo la Commissione europea ad annunciare l’avvio di una procedura di infrazione per violazione dell’obbligo di notificazione all’Unione europea delle norme sulla firma digitale.”
Alla risposta di Stanca ha replicato Folena, co-firmatario dell’interpellanza, secondo cui la mancata approvazione ancora del regolamento attuativo frena gli ingenti investimenti e “l’opportunità di semplificare in modo decisivo la vita di milioni di cittadini, di migliaia e migliaia di imprese ed attività economiche”.
Folena ha anche insistito sul fatto che “nella legge finanziaria per il 2003 il Governo prevede di destinare 100 milioni di euro (…) all’istituendo fondo per il finanziamento di progetti per l’innovazione tecnologica nelle pubbliche amministrazioni, reperiti (…) assottigliando gli stanziamenti già iscritti nel bilancio dello Stato per l’informatica – l’8 per cento di questo capitolo – ed utilizzando una parte della riduzione delle spese di funzionamento degli enti previdenziali. Per la seconda volta, siamo di fronte, anche in questa seconda legge finanziaria, ad un gioco a somma zero nel quale non è prevista alcuna nuova risorsa per l’innovazione.”
Sui problemi dei fondi all’innovazione in Finanziaria vedi anche il commento “Quale innovazione nella Finanziaria?” di Fulvio Sarzana di S.Ippolito pubblicato sul numero odierno di Punto Informatico. Da segnalare anche la lettera di Massimo Mantellini al ministro delle TLC Maurizio Gasparri.
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