Londra battezza il Terrorista Informatico

Londra battezza il Terrorista Informatico

La nuova legge sul terrorismo approvata dal Parlamento britannico definisce il cyber-terrorista in un modo che finisce per comprendere anche alcune delle attività di hackers, crackers e script-kiddies
La nuova legge sul terrorismo approvata dal Parlamento britannico definisce il cyber-terrorista in un modo che finisce per comprendere anche alcune delle attività di hackers, crackers e script-kiddies


Londra – “Chiunque tenti di creare un danno serio ad un sistema informatico allo scopo di minacciare e influenzare il governo o il pubblico e di diffondere proprie convinzioni politiche, religiose o ideologiche” è un terrorista: questo uno dei passaggi della nuova legge sul terrorismo approvata dal Parlamento britannico.

Il “Terrorism Act 2000” è pensato per includere tra i crimini da considerare come forme di terrorismo anche i crimini informatici commessi da organizzazioni criminali internazionali o da singole cellule terroristiche, e punisce tutte le operazioni di questo genere pianificate all’interno del territorio britannico, anche se portate in esecuzione all’esterno.

Ma la legge sembra ora indicare con queste definizioni che alcune attività di hackers, crackers e script-kiddies saranno considerate “atti di terrorismo”. Il problema sta nella vaghezza del testo, che rischia di trasformare attività informatiche al limite del lecito o illecite in azioni paragonabili sul piano giuridico ad attentati terroristici. Una vaghezza che, di conseguenza, estende le possibilità di azione dei cybercops.

Se poi si associa questa legge al celebre RIP, la norma che consente alle autorità di polizia di monitorare le comunicazioni elettroniche degli utenti Internet britannici, si può trarre uno scenario preoccupante per quanto riguarda non solo le libertà digitali ma anche la capacità di trattare le diverse fattispecie con pesi e misure diverse e specifiche.

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Pubblicato il
22 feb 2001
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