L'opinione/ .Net sbarca a Roma, ma non convince

L'opinione/ .Net sbarca a Roma, ma non convince

di L. Balzerani. Breve resoconto critico sulla recente presentazione a Roma della piattaforma .NET di Microsoft
di L. Balzerani. Breve resoconto critico sulla recente presentazione a Roma della piattaforma .NET di Microsoft


Il 30 gennaio scorso si è tenuto a Roma, presso l’Hotel Cavalieri Hilton, un seminario dedicato alla presentazione agli sviluppatori della nuova piattaforma Microsoft, denominata “.NET”. Momento clou della giornata l’intervento di Bill Gates in persona ad illustrare la nuova generazione di applicazioni rese possibili da “.NET”.

Il seminario si presenta come una buona occasione per conoscere più da vicino quest’architettura di cui, nella migliore tradizione, si è parlato molto ma si è detto piuttosto poco. Ci vado, accantonando scrupolosamente qualsiasi preconcetto e coltivando, anzi, una certa curiosità.

Si comincia con l’illustrazione del framework.NET e colgo immediatamente qualcosa di inaspettato nelle parole del relatore; ci ripenso: no, forse mi sbaglio. No no, l’ha detto ancora. Dopo poco più di dieci minuti è ben chiaro il messaggio che, seppur tra le righe, si cerca di imprimere nella platea: convincere dell’estraneità di Microsoft rispetto agli standard adottati. Si menziona XML? Il relatore precisa “non è un prodotto(?) Microsoft”. Si accenna a SOAP? Immediatamente lo si definisce “uno standard non Microsoft”. Si continuerà così per tutta la giornata: in tutti gli interventi verrà ribadito, spesso insistendo sull’ovvio, tale principio di non paternità, nel malcelato sforzo di sfatare lo stereotipo di una Microsoft monopolista e accentratrice.

L’intervento prosegue ponendo l’accento prevalentemente su uno dei suoi componenti dell’architettura, il “Common Language Runtime”. Dalla platea si leva qualche intenzionale colpo di tosse mentre il relatore si affanna a spiegare perché sia sbagliato considerarlo una “virtual machine” (come quella di Java, per intenderci). Si apprende, allora, che il processo di compilazione per i linguaggi di programmazione supportati da “.NET” produce dei file binari “.EXE” o “.DLL”, definiti “assembly”, in un linguaggio intermedio, IL (Intermediate Language, per l’appunto). Il Common Language Runtime si occupa poi, al momento dell’esecuzione, di compilare il linguaggio intermedio in codice nativo, tramite un compilatore di tipo JIT (“Just In Time” compiler).

Con una disinvoltura addirittura mozzafiato si sottolinea come “.NET” ponga fine ad annosi problemi degli sviluppatori di applicazioni per Windows, dalla gestione del registro di sistema, dichiarato ormai obsoleto, al cosiddetto “inferno delle DLL”. Tanta è la voglia di convincere dell’importanza del salto di qualità compiuto che si finisce con il meravigliarsi del compiacimento con cui vengono dettagliatamente discussi limiti e difetti dei vari COM, DCOM e via dicendo. Ammirevole.


Il secondo intervento è un’introduzione al concetto di Web Service ed alle applicazioni XML SOAP e WSDL. Il pluricertificato relatore ripercorre il cammino che, partendo dalle limitazioni di DCOM e dalla conseguente impossibilità di “webbizzarlo”, conduce all’adozione da parte di Microsoft degli standard citati.

Banalizzando, un Web Service è un qualsiasi tipo di servizio reso disponibile via rete. Tramite il linguaggio WSDL (Web Service Description Language), un dialetto XML, è possibile descrivere tanto il servizio quanto le modalità di utilizzo dello stesso. La comunicazione tra un’applicazione ed il Web Service avviene, poi, attraverso il Simple Object Access Protocol, anch’esso basato su XML.

È anche l’occasione per vedere all’opera il nuovo Visual Studio.NET, di cui viene ufficialmente presentata e distribuita la prima “beta release”. Definito in più occasioni dagli stessi relatori “una serie di wizard” che permettono di sfruttare le novità tecnologiche della piattaforma.NET, Visual Studio.NET riconduce la creazione e l’utilizzo di Web Services a semplici operazioni di “drag and drop”.

Si arriva, infine, al tanto atteso intervento di Bill Gates, accolto in platea da applausi, flash di fotografi e da qualche commento non proprio benigno sul ritardo portato. Clamori a parte, il suo discorso si snoda agilmente tra i nuovi scenari che “.NET” dovrebbe rendere possibili; in un breve intervallo lascia spazio ad una dimostrazione pratica che sarebbe inappropriato definire convincente.

A causa dei ritardi salta il previsto “question time” con Bill; si cerca di rimediare ponendogli la domanda più ricorrente tra quelle segnalate nel modulo d’iscrizione al seminario: che bisogno c’era di creare un nuovo linguaggio, al secolo C#? La risposta è candida: “abbiamo preso il buono di Java, eliminando i suoi difetti”. Così, mentre Gates coglie l’occasione per presentare il programma JUMP (Java User Migration Plan) , sorta di esodo pianificato dalla piattaforma creata da Sun, dall’altra parte dell’oceano qualcuno ipotizzava un programma inverso, il WUMP (Windows User Migration Path) .

La giornata si chiude con il quarto intervento, dedicato ad un ulteriore formato XML supportato da “.NET”, UDDI (Universal Description, Discovery and Integration). La presentazione scorre via piuttosto rapidamente, senza grossi entusiasmi. È il momento di tornare a casa e meditare.

Oggi, a quasi una settimana dall’evento, non riesco a non pensare alle parole di un amico che, uscendo assieme a me dall’Hilton, trastullandosi mestamente con la T-shirt avuta in omaggio, mi confidava: “Certo che quando è stata annunciata la prima volta questa punto-net sembrava chissà cosa, e invece…”

Luca Balzerani , studente di
Informatica, è fondatore e presidente di LatoServer.it ,
sito dedicato alla programmazione server-side ed al backend in generale.

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Pubblicato il
6 feb 2001
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