L'utente che non esisteva

L'utente che non esisteva

Gustoso e amaro racconto di un lettore alle prese con un guasto decisamente singolare: il suo operatore telefonico, nonché provider, ha improvvisamente smesso di riconoscerlo
Gustoso e amaro racconto di un lettore alle prese con un guasto decisamente singolare: il suo operatore telefonico, nonché provider, ha improvvisamente smesso di riconoscerlo


Roma – Sono uno come tanti, di un’età nella quale i ricordi incominciano ad essere troppi per essere ricordati, se non per approssimazione di tempo e luogo, e una vita fatta di lavoro, stress e poco altro, nella quale l’idea della felicità è sostituita dall’idea che l’importante è quella di non farsi troppo male. In questo quadro esistenziale, che se non è deteriorato, di sicuro non è tracimante di vitalità, mi è capitato un episodio che – tenuto anche conto della banalità della mia vita – certamente non ha nulla di drammatico, ma che lì per lì mi ha procurato un certo fastidio.

A metà di una promettente mattinata di un Venerdì 10 Giugno 2005 qualunque, la connessione internet si è improvvisamente interrotta, e non ha più voluto saperne di riattivarsi, lasciandomi quindi in balia della terribile “real life” e privandomi di tutte quelle risorse di cui io e soprattutto il mio lavoro non può più fare a meno.

Paralizzato quindi nel lavoro, e trovandomi come un pesce fuor d’acqua, con molta rassegnazione e pazienza mi accingo a chiamare l’assistenza di wind – infostrada, il mio provider, già sapendo, avendolo precedentemente e dolorosamente sperimentato sulla mia pelle, che l’operazione non sarebbe stata nè rapida nè semplice.

La prima strana difficoltà – inattesa e inascoltata premonizione del dramma che mi accingevo a vivere – è stato il fatto che per ben quattro – cinque volte ho telefonato all’assistenza tecnica di infostrada, ma invece che il servizio assistenza, mi rispondeva il servizio commerciale, che mi invitava a mettermi in contatto con l’assistenza. Del tutto inutilmente cercavo di spiegare che il numero che mi avevano invitato a comporre era appunto quello che avevo appena composto. Non mi credevano, non mi hanno mai creduto quei quattro cinque operatori che imperterriti mi dettavano lo stesso medesimo numero che con crescente ansia e angoscia digitavo. Uno di questi giungeva a chiedermi se la mia linea telefonica funzionava correttamente: gli rispondevo che, in effetti la linea non funzionava molto bene, e mentre parlavo con lui mi aiutavo con un po’ di telepatia: l’ironia però non veniva apprezzata.

Il quarto e il quinto operatore, poi, mi dicevano che il mio contratto era stato annullato, in un imprecisato tempo e per ancor meno imprecisato motivo. E sino qui, una normalissima cronaca di quei quotidiane frustrazioni che sono tanto ingiuste e avvilenti quanto ? ahimè ? inevitabili e quotidiane, che di per sè non è certo degna nè di essere ricordata e tantomeno raccontata.

Ala sesta telefonata, però succedeva qualcosa che nella mia pur banale vita, difficilmente dimenticherò: alla sesta telefonata ? dicevo ? e dopo circa tre ore di inutile girovagare tra un operatore e l’altro, mi sembra finalmente trovato l’interlocutrice giusta, che, pur non essendo dell’ufficio tecnico, finalmente ascolta il mio problema, forse mossa da compassione sentendo la mia voce incrinata ormai da una disperazione giusto a metà strada tra l’angoscia e il delirio. Dopo aver ascoltato la mia penosa storia, mi chiede di attendere in linea, cosa che faccio con molto rassegnata volenterosità, anche perchè non avevo fatto null’altro nelle precedenti tre ore. Dopo circa un quarto d’ora di estenuante musichetta, l’operatrice finalmente ritorna e dopo essersi scusata di avermi fatto attendere (facendomi così ulteriormente attendere) mi comunica con la più serafica serenità che io, almeno come utente internet di wind-infostrada, non esisto.

Lì per lì, meravigliato ma nulla di più, faccio presente alla gentilissima signorina che io per anni, almeno cinque o sei, ho sempre navigato con loro, che ogni mese pagavo 69 e rotti euro per la connessione, che sino alle 10 di quella maledetta mattina ero lì a consultare la mia casella di posta che, ero sicurissimo, finiva con @libero.it. La signorina, glaciale, mi ribadisce che, contrariamente alla mia fallace deduzione, io non sono un loro utente e che per navigare su internet avrò usato qualche altro provider, magari “alice” o “Telecom” (sic) invitandomi a rivolgermi a loro.

Quello che mi sconvolge è che dalle espressioni usate, dai toni e dai modi, si percepisce benissimo che la interlocutrice non solo è convinta che io non sia utente infostrada, ma esclude in modo categorico e assoluto – senza che io riesca a capirne il motivo ? che possa esserci un equivoco, un dato errato – che so ? un guasto del sistema e non vuole più ascoltarmi, dicendo che era inutile che insista nel negare un dato incontrovertibile: io, semplicemente, non esistevo.

L’angoscia incomincia a diventare sgomento e la perentorietà con cui l’operatrice mi parla, apre delle pericolosissime crepe nella mia coscienza ed autopercezione: con rabbia e disperazione ribadisco – arrivando questa volta a giurare sulla testa di mio figlio, – che sono un loro utente, da anni pago puntualmente le loro fatture e che già altre volte avevo telefonato al loro servizi e nessuno mi aveva mai contestato la mia mancata esistenza. Poi – mi sembra di aver trovato l’argomentazione decisiva – le dico che evidentemente il loro sistema non funzionava molto bene, tanto è vero che per cinque, sei volte avevo telefonato all’assistenza e mi aveva invece risposto il settore commerciale.

La risposta è stata tanto sicura e perentoria quanto per me agghiacciante e mi ha frantumato il cuore: “il sistema la dirotta sul commerciale, proprio perchè si accorge (azz… questa intelligenza artificiale…) che lei non è un nostro utente e quindi non può usufruire dell’assistenza”.

Giuro che in quel momento ho incominciato davvero a pensare di essere vittima di uno dei primi sintomi dell’Alzheimer (non sto scherzando) ed ho incominciato a sudare freddo e a balbettare in modo davvero poco dignitoso “ma io non mento, io ho un contratto con voi, io ho la mia casella postale, io le giuro sono un vostro utente, perchè dovrei mentirle ? perchè ? Ecco, apetti, aspetti, ora le leggo il numero dell’ultima fattura, ho qui davanti a me il contratto, mi ascolti, per cortesia, mi ascolti”.

Il rimando è stato terribile: “Signore non insista, non posso stare più al telefono con lei, lei non è un nostro utente, e comunque per reclami telefoni al numero…”

A quel punto i miei nervi cedono e le dico: “le passo la mia segretaria, lo dia a lei il numero io non sono più molto lucido”.

Passo il microfono alla mia eroica Susy, che ormai, credo, mi sopporta solo perché gli faccio pena, e appoggio la testa contro un armadio scoppiando a piangere senza alcuna dignità. Non so come, ne voglio saperlo la mia eroica segretaria dopo altre due o tre ore di telefonate è riuscita a contattare l’assistenza che mi richiamerà (se va bene) Lunedì prossimo ma, almeno, pare che la mia esistenza non sia stata messa in dubbio.

In fondo basta poco per consolarsi.
Cecco A.

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Pubblicato il
13 giu 2005
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