Washington (USA) – Con il rinvio del caso all’esame preventivo della Corte Suprema, che dovrà decidere se occuparsene, il giudice Thomas Penfield Jackson ha anche “regalato” a Microsoft un anno di tregua. Fino a quando la Corte Suprema o, se questa rifiutasse il caso, la Corte d’Appello non deciderà per renderle operative, le restrizioni imposte dallo stesso Jackson al colosso del software non saranno applicate.
La decisione del giudice di rinviare l’attivazione delle pesanti sanzioni e restrizioni imposte a Microsoft con la sentenza antitrust di primo grado è stata accolta con entusiasmo dall’azienda che ha però criticato la decisione di rinviare al pre-esame della Corte Suprema il caso anziché lasciarlo nelle mani della Corte d’Appello.
Qualora la Corte Suprema decida di non occuparsi subito del caso, il procedimento legale passerà alla Corte d’Appello. Soltanto dopo questo nuovo processo il caso Microsoft potrebbe nuovamente approdare in Corte Suprema. Va da sé che tutto questo richiederà tempo e quello minimo previsto è di un anno circa.
Secondo il ministero della Giustizia , invece, il pronunciamento della Corte Suprema è ora più indispensabile che mai, vista la decisione di Jackson di sospendere l’applicazione delle restrizioni. “Ne va – dicono gli avvocati dell’accusa – degli interessi nazionali”.