Napster torna. Al Governo

Napster torna. Al Governo

Vuole che i grandi produttori di musica siano obbligati a condividere i propri cataloghi. Il rischio è quello di un oligopolio sulla distribuzione musicale a pagamento. Una battaglia tutta in salita, mentre RealOne e PressPlay partono
Vuole che i grandi produttori di musica siano obbligati a condividere i propri cataloghi. Il rischio è quello di un oligopolio sulla distribuzione musicale a pagamento. Una battaglia tutta in salita, mentre RealOne e PressPlay partono


Washington (USA) – Nel corso di un convegno chiamato non a caso Future of Music Policy Summit Napster è tornato a farsi sentire. Il CEO di quello che fu il principale servizio di file-sharing, Konrad Hilbers, ha infatti chiesto ufficialmente l’intervento del governo americano nel mondo della musica online. In particolare Hilbers chiede che le grandi corporation della musica siano obbligate a condividere i propri cataloghi musicali con siti musicali indipendenti.

Per Napster, giunto in prossimità della chiusura a causa delle pressioni delle majors e costretto ad accordi economicamente pesantissimi con i grandi produttori, il lancio dei nuovi servizi sponsorizzati da colossi come Universal Music, Sony o Warner Music, rappresenta un ulteriore “sgambetto” che rischia di mandare i progetti di rinascita nuovamente a gambe all’aria.

“Se nessun accordo sui diritti viene raggiunto – ha proclamato Hilbers – tra grandi produttori e nuovi distributori indipendenti sul breve periodo, il Congresso non avrà altra scelta che considerare la condivisione obbligatoria delle registrazioni musicali”.

Non è chiaro perché Hilbers consideri un “diritto” da parte di Napster (che pure può godere dell’appoggio di Bertelsmann) o di altri distributori ad avere quello che i grandi produttori hanno da offrire ai propri clienti. Ma è evidente che possedere una grande quantità di musica da offrire agli utenti di un sistema di distribuzione musicale via internet a pagamento è un requisito essenziale per chi intenda avere successo in questo tipo di business. E Hilbers non se lo nasconde: “Dobbiamo ottenere i contenuti delle maggiori etichette, questo rimane il nostro più grande ostacolo”.

Dalla parte di Napster ci sono i precedenti accordi “obbligatori” stabiliti da una parte dei produttori con una parte delle emittenti radiofoniche e televisive. E senz’altro potrà giocare a favore dell’azienda il fatto che se nulla verrà fatto si creerà una situazione di oligopolio che potrebbe essere ritenuta dannosa per il mercato.

Va da sé che deve ancora essere confermata la validità di un’offerta musicale a pagamento sulla rete. Ma in campo, invece di Napster, ci nsono ormai i due colossi RealOne voluto da RealNetworks in collaborazione con alcuni dei grandi “big” della produzione musicale, e PressPlay , il servizio più duttile e ad ampio raggio che ha tra i suoi maggiori promotori il gigante dell’elettronica di consumo, Sony.

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Pubblicato il
10 gen 2002
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