NoLogo/ Esserci e informare

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di Mafe de Baggis - E perché mai un'azienda dovrebbe aggiornare di continuo il proprio sito? O aprire un blog per dare peso alla propria attività? La lunga storia dei malintesi, e degli investimenti sbagliati
di Mafe de Baggis - E perché mai un'azienda dovrebbe aggiornare di continuo il proprio sito? O aprire un blog per dare peso alla propria attività? La lunga storia dei malintesi, e degli investimenti sbagliati

Una volta che sei in rete, come azienda o come persona, esisti e vieni percepito in base a quello che pubblichi ma anche a quello che non fai. Non aggiornare le informazioni, non rispondere alle mail, non usare un linguaggio comprensibile, non fornire informazioni utili sono tutti comportamenti che generano delle conseguenze molto pesanti in termini di qualità di relazione con i visitatori e con i clienti.
Questo non vuol dire che la presenza in rete debba comportare un lavoro continuo e corposo: tra i tanti malintesi diffusi in azienda c’è proprio la convinzione che sia necessario continuare ad aggiornare il proprio sito. In realtà è necessario farlo solo ogni qualvolta ci sia un cambiamento o una novità: se da vent’anni vendi tubi in acciaio con le stesse caratteristiche non sei certo obbligati a inventarvi ogni tot una strabiliante “news” per ravvivare il sito. Questo malinteso è anche alla base della convinzione che un’azienda “debba” avere un blog per usare bene la rete. Un’azienda “può” aprire un blog se ha molte informazioni frequenti e interessanti da dare e nessun canale aperto per farlo. Se ti devi sbattere per inventare dei contenuti da mettere in un blog, non ne hai bisogno.

Il malinteso è dovuto a una difficoltà di percezione della rete come ambiente: una cosa è usarla per veicolare informazioni, un’altra usarla per creare relazioni (e di questo parleremo un’altra volta). Se hai effettivamente una quantità di informazioni da trasmettere e sai che possono essere utili e/o interessanti per qualcuno allora vale davvero la pena di passare da una situazione statica, di aggiornamento che segue i cambiamenti, a una situazione dinamica, di produzione e cura di contenuti progettati ad hoc per Internet.

Ricordati sempre però di fare un passo alla volta e di valutare il senso che questo passo ha per ogni singolo visitatore, non per i tuoi obiettivi di comunicazione. Se sul tuo sito fai fatica ad aggiornare il numero di telefono cambiato mesi fa non ha senso pensare di aprire un blog. Prima di progettare una testata online che arricchisca l’esperienza di navigazione dei tuoi clienti, preoccupati di organizzare e scrivere in modo comprensibile e razionale i contenuti relativi alla tua offerta al mercato. Se il tuo sito offre un servizio strettamente legato al tuo business, come per esempio nel caso dell’home banking, valuta attentamente l’introduzione di qualunque contenuto laterale, perché se lo visito per fare un bonifico non ho voglia di schivare il meteo, le ultime agenzie e l’oroscopo.

E, soprattutto, se stai solo cercando un altro contenitore per vantare la mercanzia, valuta se e quanto i destinatari sono emotivamente legati a quello che produci, perché solo in quel caso saranno famelici di ulteriori informazioni sui tuoi prodotti. Se non è così, una valida alternativa è la produzione di contenuti utili, ma senza rendersi ridicoli: sul sito di un noto detersivo l’ottima “guida alle macchie” ha un’unica soluzione per qualunque tipo di macchia si gestisce allo stesso modo, e cioè usare quel detersivo.

Nella versione condensata di questo percorso per usare correttamente la rete scrivevo: “Non è vero che in rete i testi devono essere brevi: è vero che devono essere utili e densi di contenuti. Non farla troppo lunga su quanto sei interessante: se qualcuno è lì lo pensa già, tanto è vero che sta cercando informazioni che gli nascondi cercando di sedurlo.
Se ascolti bene i tuoi clienti, sai già cosa vogliono: informazioni approfondite e trasparenti sui tuoi prodotti, idee su come utilizzarli (se ha senso), qualcosa di piacevole da leggere, da imparare, da scoprire”.

In sintesi: se non hai granché da dire e quello che potresti dire non serve ai tuoi clienti, perché sprecare energie?

Mafe de Baggis
Maestrini per Caso

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Pubblicato il
10 ott 2008
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