Washington (USA) – Gli hanno dato la caccia per molte settimane, poi hanno scoperto che dietro al nick Curador si celevano due 18enni gallesi che nelle scorse ore sono stati arrestati. L’indagine, svolta dalla polizia britannica in collaborazione con l’ FBI , si basa sulla convinzione che i due ragazzi siano i cracker che sono riusciti ad impossessarsi di migliaia di numeri e dati di carte di credito. Tra queste anche i dati di una carta di credito di Bill Gates, il businessman più ricco del mondo.
Secondo l’FBI, “Curador” è entrato in siti di commercio elettronico di cinque paesi diversi, sottraendo informazioni relative a 26mila account di carta di credito, informazioni in parte pubblicate su siti web. Stando all’onnipresente Micheal Vatis, a capo della divisione dell’FBI che si occupa della protezione dell’infrastruttura nazionale, la maggioranza delle carte di credito ora a rischio,perché “catturate” da Curador, appartenevano a cittadini americani.
Stando agli investigatori, che per il momento si sono limitati a interrogare i due ragazzi prima di rimandarli a casa, i danni causati potrebbero ammontare ad un totale di circa 3 milioni di dollari. Secondo Vatis questo è il costo che devono affrontare le società delle carte di credito per chiudere 26mila account e riaprirne altrettanti, aggiungendo i costi delle “riparazioni” sui siti web vittima delle incursioni. Da valutare anche i danni subiti dai titolari delle carte di credito rubate.
Tra gli sberleffi, Curador ha sempre parlato della poca sicurezza dei siti commerciali online. In una dichiarazione recente su un sito web, i due ragazzi avevano fatto dire a Curador: “è ora il tempo di ritornare all’obiettivo principale, ovvero dimostrare quanto poco sicura sia la maggioranza dei siti di ecommerce, tanto che molti dei siti che ho craccato sono ancora vulnerabili dopo giorni… Vorrei anche ringraziare tutti coloro che hanno lasciato completamente aperti i propri database di vendita, che possono essere letti e riscritti da chiunque”. Prendendosela con Microsoft , Curador ha anche scritto: “chi vende prodotti come SQL Server, che per default consentono a tutti di entrare, non può essere COSI ‘ cattivo”.