Random028/ Natale ai tempi di Internet

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Tempo di regali. Ma è davvero sicuro fare acquisti online? Piccola guida ad un e-commerce natalizio senza brutte sorprese
Tempo di regali. Ma è davvero sicuro fare acquisti online? Piccola guida ad un e-commerce natalizio senza brutte sorprese


Web – Si avvicina il tempo dei regali e, come da previsioni, è forte la tentazione di fare acquisti on-line, sia per evitare lo stress dello shopping tra il traffico del centro, che per scovare qualcosa di originale. Ma, nonostante la buona volontà, resta ancora qualche dubbio sui pericoli della spesa su Internet, dubbi che sono ancora lontani dall’essere fugati.

L’allarme viene, naturalmente, dagli Usa dove la Federal Trade Commission (FTC), che ha il compito di far rispettare le leggi sulla concorrenza e quelle a protezione dei consumatori, ha stilato una “top ten dei raggiri on-line” che, in modo chiaro e conciso, elenca quelle che sono le principali truffe delle quali restano vittime i cyberconsumatori.

La lista dei rischi comprende: aste on-line, contratti capestro per servizi di accesso, beni e servizi che non corrispondono a quelli acquistati, promesse non mantenute di investimenti ad alto rendimento, telefonate internazionali non volontarie, uso del numero della carta di credito per addebitare servizi non richiesti, schemi piramidali, investimenti in imprese nascenti fallimentari, vendita di prodotti “miracolosi”.

Come è evidente, se si esclude il ben noto trucchetto del modem che si collega con la Nuova Zelanda, il resto dei pericoli segnalati sono solo un aggiornamento dei classici “pacchi” che da tempo immemorabile vengono tirati agli acquirenti più ingenui o a quelli che pensano di essere più furbi. Ed anche su Internet gli “acchiappa truffatori” di scambusters sono al lavoro fin dalla nascita del web.

Un panorama del genere potrebbe sicuramente nuocere allo sviluppo del commercio elettronico e quindi le società interessate, facendo tesoro di quanto autorevolmente denunciato dalla FTC, hanno preparato le loro contromisure propagandistiche. Per esempio la britannica IMRG (Interactive Media in Retail Group) ha recentemente diffuso in Rete la sua “Guida agli acquisti natalizi on-line” nella quale si prodiga in consigli rivolti ai consumatori.

La maggior parte dei suggerimenti sono normalmente applicabili a un qualsiasi tipo di acquisto fatto con carta di credito, mentre alcuni sono specifici dell’e-commerce: addirittura si consiglia, in caso di dubbi sul venditore, di cercare nel registro del whois i dati di registrazione relativi al sito visitato, o di spulciare Dejanews per vedere se ci sono state proteste di consumatori che hanno precedentemente acquistato dallo stesso negozio virtuale.

A questo punto però, tutti i vantaggi collegati alla possibilità di fare acquisti velocemente e comodamente seduti in poltrona davanti al monitor rischiano di trasformarsi in un vero e proprio esercizio di abilità tecnica che fa ricadere solo sul consumatore la responsabilità di attrezzarsi adeguatamente per evitare i possibili trabocchetti che potrebbero nascondersi dietro gli acquisti on-line.

Un simile stato di cose va a tutto vantaggio delle società più note, quelle che fanno tanta pubblicità e che quindi vengono ritenute le meno “rischiose” a discapito di quelle che – pure onestissime – hanno il solo torto di non essere abbastanza conosciute anche fuori dal web.

In Italia è recente la creazione di una squadra speciale della Guardia di Finanza che dovrebbe occuparsi dei reati collegati al commercio elettronico, e anche le associazioni in difesa dei consumatori hanno solo da poco iniziato a pubblicare sui loro siti i consigli utili per chi voglia acquistare in Rete.

In definitiva, dando uno sguardo complessivo al settore, l’unica cosa che se ne deduce è che c’è ancora molta strada da fare prima che diventi abituale la spesa via computer e questo vale non solo per i consumatori ma anche per i rivenditori. Del resto, se ad un rapporto curato dall’Unione Europea sulle leggi che regolano il commercio elettronico, viene dato il titolo di “Don’t Panic! Do E-commerce” una ragione ci dovrà pur essere.

Giuseppe

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Pubblicato il
9 dic 2000
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