Pesaro –
Jeremy Rifkin
L’era dell’accesso
La rivoluzione della new economy
Mondadori, 2000, L. 35.000
Web – Jeremy Rifkin è un simpatico signore che è piacevole leggere e con cui è piacevole parlare, e che ha una grande passione: cercare di capire cosa sta succedendo oggi e cosa succederà nel futuro. E ‘ presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, si occupa dei rapporti fra gli esseri umani e le tecnologie, le culture, le scienze, e nei suoi libri precedenti ci ha già parlato di entropia, di come cambia il lavoro, di cosa sono le biotecnologie.
In quest’ultimo libro parla dell’era dell’accesso. Cosa succede di nuovo, oggi, con Internet e con le telecomunicazioni? Vi propongo alcune delle sue riflessioni, e anche qualcosa di mio.
Nel 1989 Motorola vendeva il suo telefono cellulare Micro-Tac a 2500 dollari. Cinque anni dopo lo stesso telefono costava 100 dollari. Oggi molte società telefoniche regalano un telefono Motorola ai nuovi abbonati come incentivo. Il software viene spesso offerto gratis: sono gratuiti i browser, ad esempio. Ma anche molti programmi aziendali sono offerti gratuitamente o a prezzi particolarmente scontati, perché ciò che conta è vendere l’assistenza. Alle case produttrici conviene: tante più persone sono collegate tramite i programmi o gli oggetti di un’azienda, tanti più benefici ne ha il singolo utente, e tanto più valgono i servizi che quell’azienda può offrire: è l’effetto network .
Eravamo abituati a comperare prodotti e ricevere i relativi servizi di assistenza pagando prezzi relativamente bassi, a volte addirittura gratis. Oggi invece sono i prodotti che molte volte ci vengono offerti gratis : ma non è un regalo, serve a conquistarci come clienti per poi venderci i servizi di gestione, di manutenzione, di aggiornamento.
Nell’economia delle reti, dove l’offerta è sempre più numerosa, non è facile catturare l’attenzione del cliente. Pensiamo a quanto è difficile far conoscere un nuovo sito web, con tutti quelli che esistono e che sono sempre di più. È difficile anche far tornare il cliente una seconda volta su quel sito. Farsi notare dal potenziale acquirente, convincerlo a dare un po’ del suo tempo e creare con lui una relazione duratura è ciò che interessa alle aziende della new economy.
Il sistema economico, che prima si basava sullo scambio di merci, ora si basa sull’accesso e sulla condivisione di esperienza, di rapporti umani, di tempo. Il che può significare che le merci acquistano il valore di rapporto umano, ma anche che i rapporti umani acquistano il valore di merce. Gli auguri di compleanno che una volta ci giungevano solo da chi conoscevamo personalmente oggi ci vengono fatti dalle aziende a cui abbiamo comunicato la nostra data di nascita. Se una volta si passeggiava e ci si incontrava in piazza e lungo il corso, oggi si passeggia e ci si incontra nei centri commerciali. Magari una mattina ci sveglieremo e scopriremo che qualunque cosa vogliamo fare dobbiamo pagarla: la nostra vita sarà diventata un’esperienza esclusivamente commerciale.
Trascorrendo sempre più ore in ambienti “sintetici”, l’intera vita si trasforma in una merce. Qualcuno la fabbrica per noi, e noi la compriamo: diventiamo, così, consumatori della nostra stessa vita. Anche il tempo diventa merce, e così ogni momento della nostra giornata è riempito da qualche attività economica. E queste attività diventano sempre più numerose, mentre il giorno dura solo ventiquattro ore. Inventiamo in continuazione strumenti per risparmiare tempo, e ne abbiamo sempre di meno.
Molte altre cose stanno cambiando. Da quando sul nostro pianeta è stata inventata l’agricoltura, i contadini sono sempre stati proprietari dei semi che raccoglievano. Potevano venderli, ripiantarli, barattarli. Oggi grandi aziende brevettano il plasma germinale delle sementi: di conseguenza, un agricoltore che pianta questi semi li affitta soltanto e non può ripiantarli. Anzi, perché non possa ripiantarli sono trattati con tecniche di sterilizzazione particolari. Per la semina successiva, l’agricoltore i semi li deve ricomprare, e così ogni volta. E già qualcuno inizia a brevettare i geni umani.
Le imprese intanto diventano sempre più virtuali: ne è un esempio Nike . Forse molti pensano che sia un’azienda che produce calzature sportive. In realtà, Nike è uno studio di progettazione e design, di marketing e di distribuzione. In un certo senso è il maggiore produttore di calzature sportive, ma nella sua sede non se ne fabbrica nemmeno un paio. Sono i fornitori del Sud Est asiatico che producono materialmente le scarpe. Nike non produce scarpe, ma idee di scarpe.
Oltre all’outsourcing, altri aspetti dell’economia contemporanea che Rifkin ci racconta sono il franchising, il leasing, la multiproprietà. E poi i prodotti usa e getta, e i mattoncini Lego con dentro il software che è possibile aggiornare, a pagamento, collegandosi al sito web. E i libri elettronici, di cui si stanno occupando gli ultimi numeri di Stand By. Da un certo punto di vista, passare dal libro stampato all’e-book significa passare da un oggetto a un servizio, distribuito nel cyberspazio. C’è ancora qualcuno che acquisterebbe un’enciclopedia su carta piuttosto che su cd-rom? Forse sì, se i volumi sono molto belli e pregiati, ma più per avere a casa un oggetto d’arte, che un’opera da usare.
Il web è fatto di ipertesti. E se il libro a stampa è un prodotto, l’ipertesto è un processo. Inevitabili dunque in questa nuova ottica le discussioni sul diritto d’autore, per gli ipertesti come per i file audio, i file video, i programmi. Perché dobbiamo ridefinire il concetto di autore, perché da un certo punto di vista l’autore è morto, come diceva Roland Barthes.
Rifkin è uno di quelli che hanno capito che Internet non è soltanto un mezzo di comunicazione in più che si aggiunge agli altri: la Rete e le telecomunicazioni cambiano profondamente le economie, le culture, le società. Se l’argomento vi interessa, quindi, vi consiglio il suo libro. Quattrocento pagine, leggibilissime anche a piccole dosi, se il tempo che avete è sempre troppo poco.
Comunque questo libro fa venir voglia di riprendercelo, il nostro tempo. Di sottrarci alle leggi della new economy e della connessione globale e continua… almeno per un po ‘. Con la meravigliosa possibilità di riaccedere al cyberspazio quando vogliamo.
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