Revenge porn: così Facebook bloccherà le immagini

Revenge porn: così Facebook bloccherà le immagini

Facebook annuncia l'impiego dell'IA per identificare e bloccare il revenge porn sulla piattaforma, assicurando assistenza alle vittime.
Revenge porn: così Facebook bloccherà le immagini
Facebook annuncia l'impiego dell'IA per identificare e bloccare il revenge porn sulla piattaforma, assicurando assistenza alle vittime.

Nei giorni in cui in Italia il nome della parlamentare Giulia Sarti è legata a foto e filmati intimi che sarebbero stati divulgati in rete, e nelle ore in cui il nostro Parlamento discute possibili nuovi giri di vite contro il revenge porn, Facebook annuncia una iniziativa propria e di natura tecnica. Il motivo è tutto nell’introduzione all’annuncio da parte di Antigone Davis, Global Head of Safety:

Quando le immagini intime di qualcuno vengono condivise senza il loro permesso, la cosa può essere devastante.

Facebook contro il revenge porn

Facebook e altre piattaforme, alla luce del loro potenziale divulgativo, sono spesso utilizzate proprio per questo tipo di iniziative – spesso vendette per gelosie o amori non più corrisposti – e sono quindi maggiormente esposte al problema. Il team di Mark Zuckerberg intende ora prendere sul serio il problema, aumentando le misure fin qui adottate per fermare la divulgazione delle immagini su una piattaforma che fa della viralità il proprio punto di forza.

“Usando machine learning e intelligenza artificiale siamo ora in grado di identificare proattivamente immagini di nudo o video che siano stati condivisi senza permesso su Facebook o Instagram”. L’individuazione proattiva delle immagini consente di velocizzare i tempi entro cui una immagine intima può essere identificata, arrivando sul problema prima ancora della possibile vittima e aggirando ogni eventuale resistenza alla segnalazione. Ogni segnalazione proveniente dagli algoritmi viene vagliata in seguito da apposito controllo umano, dal quale giunge la validazione o meno al blocco sia della condivisione che dell’account protagonista dell’upload. Chiunque ritenga che un blocco sia immotivato o un upload mal interpretato potrà fare appello per richiederne il ripristino.

Questa nuova tecnologia di rilevamento si aggiunge al nostro programma pilota gestito in collaborazione con le organizzazioni a sostegno delle vittime. Questo programma offre alle persone un’opzione di emergenza per inviare proattivamente e in modo sicuro a Facebook una foto che temono possa essere diffusa. Per impedire che la foto venga condivisa sulla nostra piattaforma, creiamo un’impronta digitale di quell’immagine. Avendo ricevuto un riscontro positivo dalle vittime e dalle organizzazioni di supporto, nei prossimi mesi amplieremo questo progetto pilota in modo che un maggior numero di persone possa beneficiare di questa opzione in caso di emergenza.

Non senza il mio consenso

Facebook sta inoltre avviando l’iniziativa “Non senza il mio consenso“, un vero e proprio centro di sostegno per le vittime di revenge porn: apposite associazioni aiuteranno queste persone al fine di affrontare il trauma, offrendo loro le risorse necessarie per metabolizzare la situazione ed intraprendere le iniziative necessarie per uscirne. Alle vittime verranno inoltre messi a disposizione anche procedure semplificate di segnalazione, così da poter instaurare un dialogo più diretto e immediato tra persone colpite e piattaforma.

Troppo poco e troppo tardi, secondo alcuni. Ma lo sviluppo di Facebook è sempre stato in ritardo rispetto al grande carico di responsabilità che un network di questo tipo ha capito di dover affrontare. L’iniziativa contro il revenge porn va dunque colto come un giusto passo nella giusta direzione, ma andrà giudicata sulla base di quanto riuscirà ad essere efficace nel blocco di condivisioni indesiderate e nel blocco di utenti pericolosi.

Se intende continuare a crescere, Facebook deve regolamentare al meglio i flussi di informazione sui propri canali, gestendo al meglio anche gli organi di controllo sugli illeciti e con protocolli chiari d’azione in casi particolarmente complessi.

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Pubblicato il
15 mar 2019
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