Sarà Intel a uccidere i dischi a stato solido?

Sarà Intel a uccidere i dischi a stato solido?

La nuova versione della tecnologia di chaching sviluppata da Santa Clara minaccia di rendere ancora meno conveniente l'acquisto di nuovi drive SSD. Almeno secondo gli analisti
La nuova versione della tecnologia di chaching sviluppata da Santa Clara minaccia di rendere ancora meno conveniente l'acquisto di nuovi drive SSD. Almeno secondo gli analisti

Ecco s’avanza un pericolo mortale per i dischi a stato solido, e quel pericolo proviene proprio da uno dei colossi dell’IT che tanto ha dimostrato di voler investire sul nuovo settore “disk-less” dello storage. Lo sostiene Objective Analysis in un rapporto rilasciato di recente, e l’idea alla base di una tal greve affermazione potrebbe anche avere un senso perché Intel finirebbe comunque per guadagnarci .

Il pericolo per gli SSD proverrebbe in particolare da Braidwood , nome in codice della tecnologia Turbo Memory di seconda generazione che dovrebbe essere installata sulla nuove motherboard del chipmaker.

Braidwood (che poi sarebbe Turbo Memory 2.0 precedentemente nota con il codename “Robson”) consiste in pratica in una serie di chip NAND Flash (gli stessi installati sui dischi SSD) montati direttamente sulle motherboard, per un quantitativo di memoria stimato pari a 16 Gigabyte.

Il modulo, espressamente pensato per equipaggiare le schede madri della serie 5 (in arrivo entro breve) e i processori dual-core a 32 nanometri “Clarkdale” (basati sulla micro-architettura Nehalem) attesi per il 2010, avrebbe secondo gli analisti le caratteristiche adatte a mettere fuori gioco gli SSD , annullando o mitigando grandemente gli indubbi vantaggi prestazionali derivati dal loro impiego .

In quei 16 spaziosi Gigabyte di NAND-on-board, infatti, il sistema operativo (Windows 7? Vista?) copierà tutti i dati e le informazioni utili a velocizzare le operazioni di I/O del PC : startup del desktop, lancio delle applicazioni più usate, procedure di cache dell’HD variamente assortite, saranno alcuni tra gli ambiti presi in cura da Braidwood con miglioramenti prestazionali sensibili tipici, appunto, dei dischi SSD.

In verità un simile approccio sarebbe esattamente lo stesso della precedente versione di Turbo Memory, tecnologia che secondo l’autore del rapporto Jim Handy “ha fallito per un certo numero di ragioni”. Secondo Handy, Braidwood rappresenterebbe invece “la giusta implementazione al momento giusto”, trovandosi a sbarrare definitivamente le porte alle tutt’ora elitarie soluzioni di storage basate su SSD ma aprendo un nuovo scenario applicativo per le memorie NAND Flash di cui i produttori (Samsung in testa) non potrebbero certamente lamentarsi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 set 2009
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