Step Up Coalition: innovazione e sostenibilità

Step Up Coalition: innovazione e sostenibilità

Una serie di aziende a livello internazionale sposa la causa ecologica entrando nella Step Up Coalition con promesse di investimenti in sostenibilità.
Step Up Coalition: innovazione e sostenibilità
Una serie di aziende a livello internazionale sposa la causa ecologica entrando nella Step Up Coalition con promesse di investimenti in sostenibilità.

Laddove Trump non vuol forzare le aziende ad arrivare, alcune aziende vogliono andarci autonomamente. E la meta è nobile: ridurre le emissioni, innestare dinamiche di economia circolare all’interno del proprio modus operandi, sposare una sensibilità ecologica che gli Stati Uniti hanno deciso di mettere temporaneamente da parte nonostante le pressioni europee. Il 2020 torna così al centro degli obiettivi, anche se soltanto per alcuni brand, anche se soltanto in modo parziale, anche se soltanto con singoli atti spontanei. Ma, forse proprio per questo motivo, in modo ancor più significativo.

Step Up Coalition

La notizia è che anche Salesforce ha deciso di salire a bordo. Il treno è quello della Step Up Declaration, una alleanza immaginata per sposare comuni principi in termini di difesa dell’ambiente, abbracciando specifici percorsi di investimento per ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni, abbattere le emissioni di gas nocivi e fare il possibile per raggiungere gli obiettivi che il trattato di Parigi (COP21) aveva fissato per il 2020.

I nomi che hanno già firmato la propria adesione ai principi della Step Up Coalition sono già molti e importanti: Akamai, Arm, Autodesk, Bloomberg, British Telecom, Cisco, Ericsson, HP, Lyft, Nokia, Symantec, Uber, VMware e altri ancora. Salesforce è dunque soltanto l’ultimo della lista e l’annuncio è giunto in occasione del Global Climate Action Summit di San Francisco.

Ogni singola azienda partecipante ha messo nero su bianco il proprio impegno, descrivendo il percorso e gli obiettivi che si intendono perseguire entro gli anni a venire. Ericsson ad esempio ha garantito una riduzione dei consumi pari al 35% entro il 2022, riducendo altresì le emissioni in pari proporzioni entro medesima data. HP da parte sua sta lavorando per arrivare al consumo di energia rinnovabile al 100% dopo aver già messo in archivio importanti risultati negli anni passati. Nokia promette la riduzione delle emissioni del 41% in termini operativi e del 75% in termini produttivi entro il 2030.

Quando si parla di emissioni, il riferimento è specificatamente ai cosiddetti Greenhouse Gas, ossia gas con impatto sul quell’effetto serra che fin dal protocollo di Kyoto si è tentato di limitare per calmierare il riscaldamento globale ed i rischi connessi per l’ambiente e l’uomo a livello planetario. Le regolamentazioni mettono nel mirino in particolare anidride carbonica (CO2), ossido di diazoto (N2O), metano (CH4), esafluoruro di zolfo (SF6), idrofluorocarburi (HFCs) e perfluorocarburi (PFCs).

Intenti, obiettivi e risultati sono misurati secondo specifici protocolli per garantire la serietà degli impegni intrapresi in quello che per le aziende impegnate è un percorso integrato e parallelo a quello della digital transformation. Innovazione, sostenibilità, decarbonizzazione: tre elementi distinti, ma integrati all’interno di quelle che sono le prospettive per una quarta rivoluzione industriale. Se la politica si tira indietro, alcune aziende trovano però modo di fare un passo avanti, in parte con coraggio, in parte con saggia visione.

Fonte: Fortune
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Pubblicato il 14 set 2018
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