Tutti dicono I love Google

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Una ricerca su due che parte dalla sede di Redmond di BigM è diretta verso la sede di Mountain View di BigG. Ma Microsoft è pronta a contrattaccare con 100 milioni di buone ragioni
Una ricerca su due che parte dalla sede di Redmond di BigM è diretta verso la sede di Mountain View di BigG. Ma Microsoft è pronta a contrattaccare con 100 milioni di buone ragioni

Somiglia sempre più ad una guerra il confronto per il mercato del search . E come in ogni guerra che si rispetti, non mancano le battaglie casa per casa ed i rischi legati al fuoco amico. Accade così che a Microsoft USA un dipendente su due preferisca Google a Live Search, servendosi del motore “nemico” per effettuare le proprie ricerche. Il tutto mentre le quote di mercato complessive di BigG continuano a crescere.

Tutto è partito da un rapporto interno di Microsoft, poi ripreso dalla stampa d’oltreoceano: secondo lo studio, che mappa le abitudini di search dei dipendenti nordamericani dell’azienda, il 48 per cento dei lavoratori Microsoft preferisce Google a Live Search per le proprie attività di ricerca, eguagliando la quota di “mercato interno” del motore di casa, anch’esso impiegato dal 48 per cento del campione.

Sulla carta, quello disegnato dal report è un pareggio. Ma nella sostanza la sconfitta è bruciante. Al punto che anche i vertici dell’azienda di Redmond non esitano a riconoscerlo: “È tutto vero” ha ammesso in una recente intervista lo stesso vice presidente di Microsoft Yusuf Mehdi. Ed anche se, continua quest’ultimo, alcune iniziative promozionali hanno consentito di recuperare un po’ di terreno sul fronte del “mercato interno” del search, il quadro complessivo resta deficitario.

Google, insomma, vince anche in casa dell’avversario. E gli ultimi dati Nielsen relativi all’andamento generale del mercato del search non fanno che confermare la supremazia di BigG. Le statistiche relative al mese di marzo 2009 documentano infatti una ulteriore crescita del motore di Mountain View, la cui quota di mercato è arrivata ormai al 64,2 per cento (con una crescita del 16,7 su base annua). In seconda posizione si colloca Yahoo (15,8 per cento la sua quota) e solo in terza il Live Search di Microsoft, impiegato per il 10,3 per cento delle ricerche complessive. Nell’ultimo anno, il numero di ricerche effettuato con Live Search è cresciuto solo dell’1 per cento.

Microsoft, però, non sembra avere nessuna intenzione di soccombere senza combattere. Ed anzi vuole contrattaccare. La prima e più importante mossa sarà il lancio di una versione rinnovata e potenziata del proprio motore di ricerca. Kumo, così si dovrebbe chiamare il nuovo engine attualmente in fase di beta testing interno, dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Secondo le promesse dei suoi progettisti, il nuovo motore dovrebbe consentire una categorizzazione dei risultati di ricerca più accurata e funzionale rispetto a quella dei concorrenti, nonché euristiche di nuovo tipo per il raffinamento dei risultati in itinere .

Inoltre, la nuova versione di Live Search si avvarrà delle tecnologie per la ricerca semantica incamerate da Microsoft con l’ acquisizione di Powerset , nonché di quelle acquisite con l’acquisto dei motori specialistici Medstory (medicina) e Farecast (turismo).

Il lancio del nuovo motore sarà accompagnato da una campagna pubblicitaria del valore di 100 milioni di dollari . Ma a prescindere dagli investimenti pubblicitari, Mehdi auspica l’adozione immediata di una strategia di marketing più aggressiva, sia all’interno che all’esterno: “Credo che per raggiungere una qualche forma di supremazia in questo mercato” ha spiegato a Cnet “dovremmo promuovere in modo ancora più intenso il nostro motore, e parlare più diffusamente dei suoi vantaggi. E si tratta di qualcosa che intendiamo cominciare a fare molto presto”.

Tecnologia, pubblicità, marketing. Tutto sarà importante per il rilancio di Live Search. Tuttavia, secondo molti osservatori, il vero ingrediente chiave per la rinascita del motore made in Redmond potrebbe essere l’alleanza con Yahoo. Fin dai tempi della mancata fusione, infatti, Microsoft ha perorato la causa di una collaborazione strategica in materia di search tra le due aziende. E adesso, il grande disgelo avviato da Ballmer e Bartz potrebbe rendere più concreta questa prospettiva.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
16 apr 2009
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