Una taglia sui pirati della musica

Una taglia sui pirati della musica

Le prime due società a offrire 500 dollari a chiunque denuncia utenti che scaricano, copiano e masterizzano musica in modo illegale appartengono ad un piccolo stato. Ma l'idea è stuzzicante e potrebbe far proseliti altrove
Le prime due società a offrire 500 dollari a chiunque denuncia utenti che scaricano, copiano e masterizzano musica in modo illegale appartengono ad un piccolo stato. Ma l'idea è stuzzicante e potrebbe far proseliti altrove

Port of Spain (Trinidad e Tobago) – C’è un piccolo stato di un milione e mezzo di abitanti, una repubblica piazzata nell’oceano Atlantico, due isole al largo delle coste venezuelane, che ha deciso di dichiarare guerra alla pirateria musicale, in particolare a quella che prospera grazie ad internet e alle nuove tecnologie. E ha deciso di farlo in un modo singolare, quasi quanto la conformazione orogeografica del paese.

COTT , sigla che sta per “Copyright organization of Trinidad e Tobago” , è una organizzazione i cui scopi sono del tutto simili a quelli della SIAE italiana. COTT ha deciso di mettere una taglia di 500 dollari a disposizione di chiunque denunci o dia informazioni alle autorità su utenti che copiano, scaricano o masterizzano illegalmente la musica. Allo stesso modo viene premiata la delazione di chiunque venda musica pirata.

In quest’ultimo caso le cose non sono così facili come sembrano per chi vuole riscuotere i soldi. COTT infatti richiede ai delatori che denunciano il mercato nero di partecipare in prima persona: dovranno aver comprato copie illegali della musica riprodotta e da quel momento dovranno collaborare con la polizia e testimoniare in tribunale contro i pirati. Va detto però che se la denuncia porta all’individuazione di un laboratorio di riproduzione clandestino allora il compenso potrà essere di molto superiore ai 500 dollari.

un'immagine del carnevale a Trinidad Ma, al di là delle modalità con cui viene condotta questa battaglia contro il mercato nero, l’iniziativa COTT potrebbe ispirare analoghe iniziative in altri paesi , vista la grande diffusione della musica pirata sui mercati di tutto il mondo.

Moonasar Chankar e Ajeet Praimsingh, due produttori di musica locale, denunciano: “Siamo con la schiena al muro, la polizia sembra capace di occuparsi dei pirati solo nei ritagli di tempo. A New York uno potrebbe sempre ottenere l’intervento della polizia ma qui?” c’è ben troppo da fare per ogni singolo poliziotto.

Il direttore generale di COTT, Allison Demas, ha spiegato di condividere le preoccupazioni dei produttori e ha spiegato che “questo è un approccio che ha già dimostrato di poter avere successo in altre aree e non vedo perché non dovrebbe riuscire anche nel settore musicale”. Per Demas, comunque, il problema più grosso non è certo chi scarica via internet da casa ma coloro che ne fanno un business, masterizzando grandi quantità di materiali e rivendendoli poi illegalmente agli angoli delle strade.

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Pubblicato il
1 dic 2003
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