BSA dà scandalo, denunciata al Garante

BSA dà scandalo, denunciata al Garante

Nei suoi spot l'alleanza dell'anti-pirateria sostiene che copiare software è reato. Un'affermazione che non è sempre vera e che oltre a scatenare riflessioni sulla Rete ha già prodotto una denuncia al Garante
Nei suoi spot l'alleanza dell'anti-pirateria sostiene che copiare software è reato. Un'affermazione che non è sempre vera e che oltre a scatenare riflessioni sulla Rete ha già prodotto una denuncia al Garante


Roma – La Business Software Alliance, l’alleanza delle majors del software contro la pirateria, è stata denunciata all’Autorità garante del mercato. Nella denuncia, si illustra come e perché gli ultimi spot voluti dalla BSA costituirebbero pubblicità ingannevole. Negli spot, infatti, si sostiene che “copiare software è reato”, cosa naturalmente non vera in una grandissima quantità di casi.

Questo il testo dello spot televisivo della BSA: “Quarantaquattro software su cento sono duplicati, copiati, venduti come originali. Utilizzare software copiati in azienda è un reato. Con la nuova legge si rischiano fino a tre anni di reclusione. Per controllare se nella tua azienda il software è legale, contatta BSA.”

La denuncia, ai sensi del DL 25/01/1992 n. 74, presentata da Emmanuele Somma, “singolo consumatore nonché produttore individuale di software libero, copiato e distribuito pubblicamente”, prende in esame gli spot radiotelevisivi “in onda su operatori nazionali a partire dall’ultima settimana di ottobre 2000”.

Nella denuncia, si rileva come “gli elementi di ingannevolezza del messaggio riguardano la lapidaria affermazione che la semplice copia del software sia illegale, sottolineata dalla presenza di immagini di notevole violenza visiva ed etica che ritraggono un, altrimenti irreprensibile ed inconsapevole, uomo d’affari sottoposto ad un improbabile confronto di polizia con non raccomandabili e loschi figuri”.

Un messaggio che, secondo Somma, non solo ritrae un’Italia che non esiste (“senza le minime garanzie di uno stato di diritto ed è quindi di dubbio gusto ma sopratutto presumibilmente non veritiera o corretta”) ma anche non tiene conto che “nessuno subirebbe tale trattamento se trovato in possesso di software copiato”.

Secondo Somma il messaggio è ingannevole “perché non è vero che la semplice operazione di copiare software sia illegale. E tale non può essere intesa né immaginando che l’affermazione sia percepita in senso lato o traslato, né secondo alcun altro tipo di interpretazione allegorica e non letterale del termine. Presumibilmente non è illegale neppure quando si tratta di copie di riserva di software coperti da licenze commerciali, come sarebbe forse rintracciabile anche dalla vasta giurisprudenza sull’argomento”.

Continua la denuncia: “È però completamente scorretto non aver opportunamente considerato che è proprio attraverso la legittima copia e distribuzione pubblica anche gratuita che prolifera e aumenta la diffusione del software NON commerciale, con licenze di libera distribuzione, appartenenti alla famiglia del software cosiddetto libero come la GNU Public License o le licenze di distribuzione a codice aperto, comunemente denominate Open Source, o di dominio pubblico senza ulteriori licenze di distribuzione”.

Il software open source, spiega Somma nella denuncia, “non è semplicemente di natura accademica e/o dilettantesca, ma include un vastissimo insieme di strumenti ed applicazioni con livelli qualitatitivi di gran lunga superiori dell’equivalente software commerciale, come i compilatori GCC della Free Software Foundation, il sistema operativo alternativo Linux di Linus Torvalds o il sistema di windowing di pubblico dominio sviluppato al Massachussets Institute of Technology X-Windows, Apache, il server Web più usato su Internet e la suite di programmi di produttività individuale per ufficio OpenOffice rilasciata di uno dei primi produttori di software al mondo: Sun Microsystems”.

Secondo Somma, dunque, “la categorica affermazione riportata nel messaggio pubblicitario rappresenta una ingannevole ed implicita esclusione dal campo del software di tale realtà che ha la sleale conseguenza di criminalizzare indiscriminatamente molti utenti che usano e copiano tali software e un gran numero di soggetti che esercitano attività commerciali, industriali e professionali nella vendita, il supporto e la gestione di questi tipi di sistemi”.

Somma chiede dunque un intervento urgente da parte dell’Autorità “per garantire la non criminalizzazione, il diritto all’immagine, nonché anche quelli economici e patrimoniali degli utenti e di quanti esercitano attività commerciali, industriali, artigianali e professionali avvalendosi di software libero, di pubblico dominio, a codice aperto o comunque non commerciale la cui copia e distribuzione è completamente lecita e non comporta, e non deve comportare, alcun tipo di criminalizzazione”.

Naturalmente “si richiede innanzitutto la sospensione immediata, in via provvisoria della pubblicità in oggetto, e in via definitiva che la BSA si faccia carico di ripristinare la corretta informazione con la trasmissione di messaggi informativi (spot) sugli stessi mezzi di trasmissione, con la stessa copertura in termini di orari di trasmissione e durata, o qualunque altra azione l’Autorità ritenga sufficiente a garantire il ripristino della correttezza informativa”.

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Pubblicato il
2 nov 2000
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