Domini, nuovi giochini in Parlamento

Domini, nuovi giochini in Parlamento

L'ultima novità è l'avanzamento alla Camera di una famigerata proposta che riprende da vicino il DDL sui domini che avanza al Senato. Una tenaglia normativa che si appresta a stritolare la rete italiana
L'ultima novità è l'avanzamento alla Camera di una famigerata proposta che riprende da vicino il DDL sui domini che avanza al Senato. Una tenaglia normativa che si appresta a stritolare la rete italiana


Roma – “Disposizioni per la tutela di nomi e di marchi nella rete INTERNET”: si chiama così la proposta di legge che risale al 30 marzo 2000 ma che pochi giorni fa è tornata “miracolosamente” in auge in Commissione in seduta referente .

In quella sede si è deciso di riformulare la proposta di fatto adottando il testo che al Senato sta galoppando, quello del DDL domini nato dalla contestatissima iniziativa di Passigli.

Questo significa, dunque, che la Camera dovrebbe a breve approvare un testo pressoché identico a quello del famigerato DDL. Un testo che, come noto, avoca ad un nuovo ente della burocrazia governativa, funzionalità che nel resto del Mondo sono per lo più ascritte ad enti auto-regolamentati.

La “Commissione Nazionale per l’accesso ad Internet e alle altre reti telematiche” prevista dal testo dovrebbe farsi carico, infatti, di tutto quello che oggi è di competenza della Naming Authority, in primo luogo “le regole dei domini”.

Non solo, per confermare la natura burocratica e orizzontale della Commissione, il Legislatore intende includere, tra le moltissime competenze della Commissione, anche argomenti come: stimolare la diffusione “dell’utenza di Internet”; stabilire contatti internazionali per favorire lo sviluppo di Internet dal punto di vista regolamentare e scientifico; promuovere l’attuazione di quanto necessario per garantire la sicurezza della rete e del trattamento dei dati personali che ha luogo nella stessa o mediante la stessa. Il tutto condito da retroattività delle norme sui marchi applicate ai domini Internet, multe e sanzioni varie.

Poiché è probabile che ci si ritroverà presto con un registro di domini che farà concorrenza agli esperti di sicurezza, è senz’altro di interesse segnalare anche la prima versione della proposta alla Camera, una versione che consente di comprendere a fondo “da dove” arrivi questa tenaglia normativa sui domini che i due rami del Parlamento si apprestano a stringere con la santa alleanza tra maggioranza e opposizione e poche, pochissime, voci contro.


L’articolato “originale” prevedeva la creazione dell’URD (Ufficio registrazione domini) presso il Ministero delle comunicazioni, per raccogliere l’eredità delle attuali strutture di registrazione.

Il testo, al quale era andato l’appoggio della maggioranza e del sottosegretario Passigli, autore del contestatissimo DDL che con poche modifiche viaggia oggi rapidamente in Senato, impone che sia “vietato registrare come nomi a dominio:
nomi propri di persona diversi da quelli facenti capo al richiedente;
marchi di impresa registrati;
denominazioni di ditte registrate;
denominazioni e nomi di qualunque genere tali da indurre in inganno e/o ingenerare confusione per similitudine.

La “chicca” appariva proprio nell’ultimo divieto. Se i marchi e le denominazioni di impresa sono già tutelati da tonnellate di leggi, l’ultimo divieto sembra fatto apposta per generare confusione e rendere difficile l’individuazione di un dominio che sia legittimo registrare.

Se si sbaglia si rischia grosso. L’articolo 3 della proposta prevedeva: “Chiunque registri un nome a dominio nella rete INTERNET identico o tale da ingenerare confusione per similitudine con nomi o marchi o ditte famosi che offrono beni o servizi al fine di trarne ingiusto profitto, trasferendolo a scopo di lucro o approfittando della buona fede dei consumatori e degli utenti, è punito con l’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 1 a 50 milioni di lire”.

Interessante anche il comma 2 dell’articolo successivo: “L’URD può sospendere un nome a dominio utilizzato nella rete INTERNET quando ne sia contestato l’uso all’assegnatario”.

A fronte di tutto questo il relatore Giorgio Panattoni, dei Democratici di Sinistra, aveva affermato che “la Rete è uno strumento trasversale a disposizione di tutti e deve essere anche uno strumento di libertà e di democrazia”. E gli aveva fatto eco il forzista Michele Saponara: “La proliferazione dei siti pone problemi di non poco conto sia per il loro utilizzo che per lo sfruttamento commerciale”.

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Pubblicato il
26 feb 2001
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