Attentati negli USA, la rete reagisce

Attentati negli USA, la rete reagisce

Google pubblica la cache dei siti irraggiungibili, newsgroup, mailing list e forum si affollano di messaggi indipendentemente dalla loro tematica, saltano anche numerosi siti italiani. Mai una simile folla di bit aveva investito la rete
Google pubblica la cache dei siti irraggiungibili, newsgroup, mailing list e forum si affollano di messaggi indipendentemente dalla loro tematica, saltano anche numerosi siti italiani. Mai una simile folla di bit aveva investito la rete

Roma – Erano passati solo pochi minuti dal primo attentato, quello contro le Twin Towers di New York, che già molti siti americani dedicati all’informazione sono divenuti irraggiungibili. Il motivo è evidente: folle di utenti da tutto il mondo, a cominciare proprio dagli Stati Uniti, hanno tentato in quei minuti e quelle ore di saperne di più, di avere i dettagli di quello che è stato definito il più grave attacco terroristico mai subito dalla nazione statunitense che ha portato alla morte di più di 10mila persone e al ferimento di un numero incalcolato.

I siti di riferimento più ovvi, come CNN , NYTimes o Reuters , sono rimasti inaccessibili molto a lungo o di quando in quando per l’utenza italiana. Ma sono molti quelli che non hanno retto “l’onda d’urto” di decine e decine di milioni di navigatori a caccia di notizie.

Uno di questi è il sito del Pentagono, obiettivo del terzo attentato registrato ieri. DefenseLink.mil, il portale di accesso a tutta l’informazione sul Dipartimento della Difesa statunitense, non solo non era accessibile ma il server risultava irraggiungibile. Solo successivamente il sito è tornato pienamente disponibile.

Google , celeberrimo motore di ricerca, ha pubblicato ieri pomeriggio un annuncio in cui spiegava che a causa del traffico eccezionale molti siti internet di informazione non erano disponibili, ed offriva di conseguenza le copie in cache dei siti del Washington Post e della CNN, purtroppo e inevitabilmente non aggiornate all’ultimo minuto. NewsFactor , che produce articoli tecnici, ha chiuso per la giornata di martedì: “Non pubblicheremo nulla a causa delle tragedie di questa mattina. Le nostre preghiere alle vittime e alle loro famiglie”.

Secondo alcune testimonianze in certe aree degli Stati Uniti avrebbero cessato di funzionare, c’è chi parla di “schermatura” (?), persino i telefoni cellulari. Non sono chiare né le ragioni né l’estensione del fenomeno.

Anche in Italia si è assistito ad una prevedibile corsa ai siti di informazione. Su tutti Repubblica.it che ha gestito fin dall’inizio la cosa corredandola di immagini di prima mano e richiamando dunque moltissimi utenti del nostro paese, tanto da risultare inaccessibile in diversi momenti del pomeriggio di ieri. Anche Ansa.it, Lastampa.it ed altri hanno seguito la stessa tendenza. Ma più in generale tutti gli organi di informazione italiani sono stati “assaltati” via internet. Persino i forum di un giornale specializzato come Punto Informatico sono stati utilizzati da moltissimi utenti per diffondere informazioni su quanto accaduto dopo che “Alien”, assiduo frequentatore di P.I., aveva pubblicato la notizia della tragedia sul Forum a tema libero .

Numerose anche le mailing list di informazione che via internet hanno diffuso la notizia e hanno chiesto solidarietà per gli Stati Uniti. L’eccezionalità dell’evento ha valicato la tradizionale “tematicità” di molti ambienti online. In alcuni casi, come per la mailing list di distribuzione di “CoffeeCup Software”, il messaggio conteneva un invito esplicito alla distruzione fisica di chi ha ordinato gli attentati (“completa distruzione e annichilimento”).

In Italia il GCN (Gruppo di Coordinamento dei Newsgroups italiani) ha dato vita al newsgroup “it.eventi.11settembre” che è già reperibile attraverso Mailgate, agli indirizzi: http://mygate.mailgate.org/mynews/it/it.eventi.11settembre e
http://www.mailgate.org/it/it.eventi.11settembre .

Ieri sera una nota di Telecom Italia informava che New York era isolata per le telefonate in arrivo persino dagli USA e quindi anche dall’Italia, da qui le difficoltà di accesso ai siti e ai server statunitensi.

Pur non avendo a disposizione dati certi, mentre questo articolo viene redatto sembrerebbe anche che numerosi siti italiani ospitati su server statunitensi siano inattivi o inaccessibili, probabilmente proprio per motivi di traffico.

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Pubblicato il 12 set 2001
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