IBM eLiza, potere alle macchine

IBM eLiza, potere alle macchine

Big Blue rilascia sul mercato i primi frutti di quel progettone che mira a rendere server e complesse reti aziendali in grado di badare a sé stessi
Big Blue rilascia sul mercato i primi frutti di quel progettone che mira a rendere server e complesse reti aziendali in grado di badare a sé stessi


Armonk (USA) – Quando sei mesi fa IBM svelò al mondo il suo progettone multi miliardario per automatizzare i server, conosciuto con il nome eLiza, furono in molti a domandarsi quanto di concreto ci fosse, per il breve periodo, dietro a concetti e parole che iniziavano quasi tutte per “self” (auto): autodiagnosi, autoguarigione, autoamministrazione…

Ieri Big Blue ha dato una prima risposta a questi dubbi rilasciando un nuovo insieme di servizi e di tecnologie che si basano sull’infrastruttura creata con il progetto eLiza e che puntano, come ha dichiarato Irving Wladawsky-Berger, vice presidente di IBM, a “minimizzare il grado di intervento umano nell’amministrazione di infrastrutture per l’e-business incrementando nel contempo le prestazioni e l’efficienza”.

Quando ad aprile IBM svelò il progetto eLiza, dichiarò che l’obiettivo finale era quello di “eliminare molte, se non tutte le interazioni umane con i computer aziendali e far sì che le reti globali di calcolo possano divenire facili da gestire quanto gli attuali elettrodomestici per la cucina”.

Il primo passo verso questa visione IBM l’ha compiuta ora rilasciando i primi servizi che, secondo il big, “automatizzano i processi di e-business prevedendo, identificando e intercettando i problemi in tempo reale”.

Secondo IBM, sarebbero già qualche decina le tecnologie hardware e software sviluppate in seno ad eLiza e pronte ad essere commercializzate nei prossimi mesi o nei prossimi anni. Fra queste qualcuna ha già raggiunto ormai da tempo il mercato, come Rejuvenation, un software distribuito con alcuni server IBM e capace, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, di prevenire e porre rimedio ad una grande varietà di errori a livello di software.

IBM di recente ha lanciato una sfida all’industria, al governo e alla ricerca universitaria affinché si possano focalizzare gli sforzi verso lo sviluppo di tecnologie che consentano ai sistemi di calcolo di operare “autonomamente”. Ma, nella strada intrapresa, il colosso di Armonk non è certo sola: anche HP, Sun, EMC, e la stessa agenzia governativa americana DARPA hanno investito molto nel settore dei sistemi “self-managing”, in grado di provvedere a sé stessi.

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Pubblicato il
2 nov 2001
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