Kazaa chiuda entro dieci giorni

Kazaa chiuda entro dieci giorni

Scade a breve l'ultimatum di un giudice olandese ad uno dei più celebri software per il file-sharing su internet. Ma chiudere un software sembra un nonsense
Scade a breve l'ultimatum di un giudice olandese ad uno dei più celebri software per il file-sharing su internet. Ma chiudere un software sembra un nonsense


Amsterdam – Viene dall’Olanda l’ultimo attacco ai sistemi di file-sharing, quegli ambienti cyber che favoriscono lo scambio di file tra utenti internet. Un giudice olandese, infatti, ha chiesto che il software prodotto da Kazaa sia chiuso (?) entro una decina di giorni al massimo.
Stando a quanto riferito dalla Reuters, infatti, un tribunale di Amsterdam ha stabilito che se Kazaa non è in grado di fermare la condivisione di materiale digitale protetto da copyright da parte dei propri utenti, allora deve chiudere. Se non lo farà, per ogni giorno in più di attività è prevista una multa di 40mila dollari, fino ad un massimo di 800mila dollari di sanzione.

Ad aver richiesto l’intervento del giudice è stato il gruppo Buma/Stemra che gestisce numerosi diritti d’autore su musica e performance. E il tribunale presieduto da R. Orobio de Castro ha stabilito che il peer-to-peer di Kazaa viola la legge in quanto consente la condivisione di musica (!).

Dai gestori di Kazaa fino a questo momento sono arrivati ben pochi commenti ufficiali se non una nota, riportata da IDG, secondo cui “Kazaa è un software” e dunque “non può scomparire” perché “già si trova là fuori”, cioè su internet. Il CEO dell’azienda, Niklas Zennstrom, pare abbia riferito a Newsbytes che “si faranno aggiustamenti al sito” dopo aver “valutato quel che il giudice ha detto”. Non si può d’altra parte escludere che Kazaa cerchi una via per appellarsi contro le decisioni del giudice e le sanzioni che ha previsto.

Ma “sul piano tecnico”, la verità, come sottolineano all’osservatorio sul file sharing di Webnoize , è che Kazaa è solo un client di una tecnologia di condivisione, quella di FastTrack, che alimenta altri software di file sharing e che viene utilizzata anche da altri produttori di sistemi per il file-sharing, come MusicCity o Grokster. Anche per questo proprio FastTrack è stata denunciata assieme a questi altri produttori dall’associazione dei discografici americani e da quella degli studios di Hollywood. Si tratta infatti di ambienti virtuali che consentono non solo lo scambio di musica ma potenzialmente di qualsiasi materiale digitale.

Secondo Lee Black, direttore della ricerca a Webnoize, la sentenza del giudice olandese dimostra quanto poco i tribunali ancora abbiano capito della tecnologia che cercano di regolamentare. “Kazaa – ha scritto Black – è la parte che arriva al consumatore; FastTrack è il motore peer-to-peer e ha dimostrato in passato che può modificare la configurazione del network per bloccare vecchie versioni di una applicazione”. Anche per questo Black si aspetta che a breve lo stesso tribunale chiederà a FastTrack di riconfigurare la propria rete.

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Pubblicato il 3 dic 2001
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