Internet penetra nella pelle

Internet penetra nella pelle

di Gilberto Mondi. Non si scappa: con il passare del tempo la rete entra nei pori e non abbandona più l'utente. Internet diventa un'estensione naturale. Che sia tempo per le net-companies di prenderne atto?
di Gilberto Mondi. Non si scappa: con il passare del tempo la rete entra nei pori e non abbandona più l'utente. Internet diventa un'estensione naturale. Che sia tempo per le net-companies di prenderne atto?


Roma – C’è una notizia passata sotto silenzio in Italia che pure è decisamente interessante: uno studio della Pew Internet & American Life Project ha infatti determinato che con l’andare del tempo le abitudini dell’utente internet cambiano notevolmente e che vi sono enormi differenze nell’utilizzo della rete tra un veterano e un “nuovo arrivato”, quello che in gergo chiamiamo “newbie”.

In pratica, questo studio ufficializza quello che molti utenti hanno provato sulla propria pelle, il passaggio di varie fasi nell’utilizzo della rete. Chi comincia collegandosi ad un “portale di fiducia” utilizzando qualche software per chattare, finisce poi per cercare su web sempre più solo i siti che gli interessano, a razionalizzare gli obiettivi della connessione, a rendere via via più produttivo il tempo passato online. La grande differenza tra un newbie ed un veterano, dunque, è che quest’ultimo ottimizza l’uso della rete.

Da fatto “speciale”, la connessione ad internet diviene un atto quotidiano, per scaricare la posta arrivata, per cercare notizie fresche o altro ancora.

La “normalità” dell’uso della connessione per i veterani, fatte salve le senz’altro numerose differenze individuali, è il segno più tangibile di quello che appare come il destino della rete: entrare nella vita di tutti i giorni, diventare una estensione delle capacità di comunicazione con un’armonia solo in apparenza stridente con la natura elettronica del mezzo.

Non a caso sono i veterani quelli che di più e con maggiore efficacia utilizzano i servizi in rete, anche quelli a pagamento, che consentono di prenotare viaggi e biglietti, di ottenere informazioni amministrative o di interagire con le istituzioni.

Sono i veterani i più abili a smascherare truffe, informazioni sballate, bufale e altre amenità che si trovano in rete e proprio grazie a questo sono in grado di individuare network di siti che coprono i propri interessi, che ritengono affidabili e ai quali riconoscono attendibilità. Network “personali” che sono frutto di una lunga e continua selezione nel mare magnum della rete.

Secondo lo studio della Pew è proprio l’approccio personale e naturale il motivo che spinge i veterani a cercare su internet anche le risposte ai propri dubbi, a interrogare i siti specializzati per problemi di salute, a ricercare soluzioni per questioni private, a condividere speranze, dolori, emozioni ed affetti.

Oggi le economie di rete, le speranze delle net-companies in difficoltà, i piani di sviluppo delle infrastrutture si basano su ipotesi e studi che raccontano i grandi numeri dell’utenza internet. Ma l’utenza, come si vede, è variegata e siamo ancora in un fase in cui il numero di veterani è infinitamente inferiore a quello dei newbie, e dunque i comportamenti “di massa” in rete e il modo in cui i più vedono internet sono quelli tipici dei newbie.

Se si vogliono mettere in campo politiche capaci di prevedere dove sta andando la rete e a cosa servirà, forse si farebbe bene a mettere al centro il profilo del veterano. Un giorno lo saremo (quasi) tutti.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
7 mar 2002
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