Brevetti, la contromossa di Samsung contro NVIDIA

Brevetti, la contromossa di Samsung contro NVIDIA

Seoul risponde alle accuse con una contro-causa che tira in ballo anche un piccolo cliente di NVIDIA. Quest'ultima risponde piccata e promette battaglia senza esclusione di colpi
Seoul risponde alle accuse con una contro-causa che tira in ballo anche un piccolo cliente di NVIDIA. Quest'ultima risponde piccata e promette battaglia senza esclusione di colpi

Se NVIDIA denuncia Qualcomm e Samsung per la presunta infrazione di brevetti sulla tecnologie dei chip grafici (GPU) usati sui gadget mobile, allora Samsung denuncia NVIDIA per rappresaglia e non si risparmia di far paura ai pesci piccoli. Tutto come previsto, dicono da NVIDIA, noi andiamo avanti come prima.

Mentre la causa della società californiana procede e la International Trade Commission (ITU) USA valuta la possibilità di bloccare la commercializzazione dei dispositivi Samsung sul suolo americano, il colosso sudcoreano ha intentato una causa contro NVIDIA e Velocity Micro nella corte federale dello stato della Virginia per infrazione di brevetti e pubblicità ingannevole.

NVIDIA sostiene che Tegra K1 rappresenti il chip SoC per gadget mobile più veloce esistente al mondo, ma Samsung è convinta che si tratti di una frottola perché il SoC più veloce è il suo Exynos 5433. I presunti brevetti infranti da NVIDIA e Velocity riguardano invece i chip per il buffering e il controllo dei dati.

La risposta di NVIDIA alla contromossa di Samsung è a dir poco piccata: in attesa di una risposta legale vera e propria la casa-madre delle GeForce riafferma la superiorità delle performance di Tegra K1 , e per quanto riguarda il coinvolgimento di Velocity definisce le azioni della corporation coreana come “una strategia pericolosa”.

La causa contro Velocity è stata intentata solo perché lo stato americano della Virginia detiene i tempi di accesso ai tribunali più velocità dell’unione, sostiene NVIDIA, questa non è una lotta che riguarda Velocity e il fatto che una delle più grandi aziende mondiali decida di denunciare una delle più piccole società della Virginia è a dir poco preoccupante.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 nov 2014
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