Craigslist autocensura la sezione per adulti

Craigslist autocensura la sezione per adulti

Il popolare portale statunitense di annunci costretto a chiudere il suo distretto a luci rosse per accontentare le autorità. L'obbligo di censura è reso palese mentre si attendono dichiarazioni ufficiali in merito
Il popolare portale statunitense di annunci costretto a chiudere il suo distretto a luci rosse per accontentare le autorità. L'obbligo di censura è reso palese mentre si attendono dichiarazioni ufficiali in merito

E alla fine Craigslist ha dovuto cedere alle esigenze della legge: la discussa sezione per adulti del popolare sito di annunci fondato nel 1995 da Craig Newmark è stata chiusa, anzi “censurata” come recita il tag bianco su sfondo nero che campeggia al suo posto in homepage. La società al momento non si pronuncia e promette di rilasciare dichiarazioni ufficiali in un momento successivo.

Troppa pressione da parte di media e istituzioni su una società “piccola” per sua stessa ammissione, che è stata più volte chiamata in causa come vero e proprio strumento di istigazione alla prostituzione che per di più, denunciano i tutori della lòegge, ci guadagna svariati milioni di dollari all’anno.

La più recente iniziativa contro Craigslist e il suo presunto incitamento alla prostituzione ha visto 40 procuratori generali di altrettanti stati USA scrivere una lettera aperta al management della società, una lettera in cui si chiedeva nero su bianco di eliminare il peculiare servizio per adulti offerto dal sito web .

E Craigslist ha risposto alla sua maniera – e quella del suo founder-promotore della libertà in rete: mentre si promettono dichiarazioni ufficiali distribuite in un non meglio specificato futuro, il nero su bianco della richiesta dei procuratori è diventato il bianco-su-nero del tag “censurata” che ha sostituito la sezione per adulti.

A nulla è servita l’assicurazione di Craigslist sulla rimozione proattiva degli annunci a pagamento nella succitata sezione: la prostituzione continua a essere un argomento tabù nonostante il suo proliferare sia datato a non pochi secoli in anticipo sull’invenzione di Internet, e le autorità continuano ad avere gioco facile nel farvi leva, proponendosi di agire per il bene degli internauti tutti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
6 set 2010
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