EFF inchioda i filtri anti-P2P

EFF inchioda i filtri anti-P2P

Non solo la celebre associazione mette sulla griglia Comcast, ma mette anche a disposizione un software open source scova-filtri. In gioco ci sono i diritti degli utenti e il futuro della rete
Non solo la celebre associazione mette sulla griglia Comcast, ma mette anche a disposizione un software open source scova-filtri. In gioco ci sono i diritti degli utenti e il futuro della rete

C’era stata una conferma ufficiosa da parte degli stessi dirigenti della corporation USA, e ora ci si mette anche Electronic Frontier Foundation con le sue indagini a rincarare la dose: Comcast gigante di connettività e tv via cavo sulla graticola per la propria presunta allergia agli utenti del P2P selvaggio, è effettivamente impegnato attivamente nell’interferire con l’utilizzo di taluni applicativi di file sharing .

Il rapporto di EFF è dettagliato, e rappresenta una dimostrazione assai credibile del fatto che il traffic shaping di Comcast è attivato in particolare per contrastare certi protocolli di condivisione, nella fattispecie si parla di Gnutella e BitTorrent .

L’iniziativa di EFF conferma dunque quanto già subdorato nelle ultime settimane, e cioè che le prestazioni di connessione del network torrentizio vengono continuamente azzerate con l’invio non previsto di pacchetti di dati “avvelenati” con il flag RST , che interrompe immediatamente la connessione con l’IP della macchina da cui si sta scaricando una particolare risorsa. Sia essa legale o meno.

“Le indagini iniziali hanno suggerito che Comcast sta interferendo con alcuni dei subset dei protocolli di rete – scrive EFF – piuttosto che agire direttamente sul traffico TCP/IP in generale”. E proprio i subset delle sessioni TCP dei protocolli BitTorrent e Gnutella subiscono l’attacco da “TCP Reset”, con l’invio inaspettato e “mortale” dei pacchetti RST.

Le dichiarazioni di Comcast, che ha ammesso l’uso di sistemi avanzati di gestione del traffico negando di aver mai preso di mira alcun protocollo in particolare, vengono dunque smentite : a riprova di quanto sostiene, EFF pubblica anche una guida tecnica dettagliata per quanti volessero sperimentare da sé, con l’utilizzo di un software open source per il packet sniffing , l’eventuale pratica di disturbo del P2P da parte del proprio ISP.

Per Comcast tira un’aria sempre più pesante : la FCC americana ha già ricevuto le lamentele di quanti, difensori dei diritti dei netizen e provider interessati a cavalcare l’onda per danneggiare il business del concorrente, mettono in evidenza la violazione dei principi della net neutrality stabiliti dall’organizzazione governativa federale, e il nuovo studio di EFF porterà di certo altra acqua al mulino di quanti si sono già imbarcati in class action contro la società.

Per EFF l’iniziativa di Comcast è da biasimare soprattutto perché mina le possibilità di innovazione che possono nascere da Internet : la Rete ha permesso evoluzioni a cascata proprio perché “qualsiasi programmatore , sia esso impiegato da una grossa società, una start-up o semplicemente provando da casa per divertimento, è stato finora in grado di creare nuovi protocolli e applicazioni che funzionano su TCP/IP, senza per questo aver dovuto chiedere il permesso a qualcuno”. La risposta di FCC alle accuse nei confronti di Comcast, in tal senso, potrà dare il senso di quanto effettivamente “pesa” la net neutrality per l’attuale legislazione USA in materia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 nov 2007
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