Google: gli editori siano i tutori dell'oblio

Google: gli editori siano i tutori dell'oblio

La Grande G contro l'agenzia spagnola per la protezione dei dati personali, in attesa della sentenza alla Corte europea di Giustizia sull'obbligo di rimozione di contenuti ritenuti diffamatori dai cittadini iberici
La Grande G contro l'agenzia spagnola per la protezione dei dati personali, in attesa della sentenza alla Corte europea di Giustizia sull'obbligo di rimozione di contenuti ritenuti diffamatori dai cittadini iberici

Nello scontro legale tra Google e l’agenzia spagnola per la protezione dei dati personali (AEPD), le tematiche più delicate sulla libertà d’informazione, il diritto alla privacy, il ruolo dei cosiddetti intermediari nel controllo dei contenuti editoriali online. Alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, l’azienda di Mountain View tenta le sue ultime carte per evitare la rimozione di articoli e comunicati dai suoi risultati di ricerca .

In attesa di una sentenza prevista per la fine del prossimo giugno, la Grande G ha espresso non poche preoccupazioni per il libero flusso delle informazioni online, di fatto minacciato dalle centinaia di richieste inoltrate dai cittadini iberici per la rimozione di link a contenuti editoriali in odore di diffamazione . Gli stessi vertici di AEPD avevano ordinato a Google di far sparire i collegamenti a numerosi articoli di grandi quotidiani locali come El Pais .

Nel marzo scorso, la Audiencia Nacional de España si era rivolta alla Corte europea di Giustizia per un fondamentale parere sul cosiddetto diritto all’oblio, data la proliferazione di numerose notizie ritenute diffamatorie dai cittadini spagnoli. Ad esempio, un chirurgo plastico aveva chiesto la rimozione di un articolo su una sua operazione andata male. Una vicenda di cronaca che, rimasta online, avrebbe certamente macchiato per sempre la sua carriera .

In un post pubblicato sul suo blog europeo, il gigante californiano ha sottolineato come gli utenti debbano continuare a trovare online vicende (veritiere e non diffamatorie) di corruzione o malasanità. A stabilire la rimozione di un determinato articolo giornalistico dovrebbero essere solo ed esclusivamente quotidiani e riviste , non piattaforme neutrali come il motore di ricerca della stessa BigG.

“I motori di ricerca puntano verso informazioni che restano pubblicate online – si legge nel comunicato diramato da Google – e in questo caso verso informazioni che dovevano essere pubblicate per legge. Nella nostra visione, solo l’editore originario può prendere la decisione di rimuovere un simile contenuto. Una volta rimosso dalla sua pagina web sorgente, il contenuto sparirà anche dagli indici del nostro motore di ricerca”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
27 feb 2013
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