I videogiochi creano super-bimbi

I videogiochi creano super-bimbi

Lo sostiene uno studio di un'agenzia governativa britannica, secondo cui un uso intensivo ma non ossessivo dei videogame aumenta le capacità intellettive, quelle di coordinamento e stimola la vita sociale. E forma i giovani
Lo sostiene uno studio di un'agenzia governativa britannica, secondo cui un uso intensivo ma non ossessivo dei videogame aumenta le capacità intellettive, quelle di coordinamento e stimola la vita sociale. E forma i giovani


Londra – Uno dei luoghi comuni che da sempre circondano i videogiochi, secondo cui i videogame sono nocivi, è stato preso letteralmente a mazzate dallo studio appena presentato dai ricercatori americani dell’Economic and Social Research Council ( ESRC ), agenzia finanziata dal governo britannico.

Uno studio appena concluso mette in mostra come un uso intensivo dei videogiochi, laddove non sconfini nell’ossessione, aiuta a sviluppare una menta più agile e a raggiungere capacità di concentrazione e coordinamento pari a quelle degli atleti di più alto livello. Come a dire, dunque, che videogiocare fa bene.

Secondo la ricerca ESRC, le generazioni videoludiche possono aver beneficiato e beneficiare di importanti stimoli che arrivano agli individui fin da età molto precoci, stimoli capaci di sviluppare attitudini sociali e accademiche più pronunciate di quanto accadeva in passato. E più di quanto non possano consentire di fare la lettura o la televisione.

“Chi gioca videogame regolarmente – spiega il capo-ricercatore Jo Bryce – sembra aver sviluppato uno stato mentale che abbiamo visto finora solo in atleti o professionisti come gli astronauti, la cui vita dipende dalla concentrazione e dal coordinamento. Le loro menti e i loro corpi lavorano insieme molto meglio di quanto accade nelle persone normali”.

La ricerca è stata svolta su circa 100 giovani videogiocatori britannici, spesso scelti tra coloro che hanno partecipato a gare videoludiche nazionali o regionali. Secondo Bryce, i risultati dimostrano che se una minoranza di gamer finisce per essere “ossessiva”, la maggioranza, invece, svilupperebbe interessi variegati e salutari nonché una vita sociale varia ed intensa. E i videogame giocherebbero in questo un ruolo essenziale.

“I nostri soggetti – ha spiegato un altro ricercatore – mediamente videogiocano 18 ore alla settimana, che sembrano davvero tante, ma passano una quantità di tempo simile leggendo, facendo sport, socializzando”. Afferma lo studioso Jason Rutter, che ha partecipato allo studio: “Questi ragazzi sembrano essere in grado di concentrarsi su quello che fanno molto meglio degli altri, e tendono ad avere un migliore coordinamento. In generale ci sono molte somiglianze con i migliori atleti in circolazione: le capacità apprese via computer sembrano trasferirle nel mondo reale”.

Gli studiosi hanno anche messo in evidenza come vi siano casi di atleti e sportivi di alto livello che hanno effettivamente utilizzato i videogame per la propria preparazione. Recentemente Rubens Barrichello, pilota della Ferrari in Formula1, ha affermato di aver appreso le basi del circuito malese proprio da un videogioco. Ma non è il solo caso. Affermazioni del genere erano già state fatte dal fu Ayrton Senna, celebre pilota di Formula1, e da altri piloti.

Qualcuno però obietta come questa ricerca, in realtà, non abbia tenuto conto dell’esistenza di vari generi di videogiochi e di problemi legati, ad esempio alla loro violenza: un argomento che è stato più volte trattato sulle pagine di Punto Informatico.

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Pubblicato il
24 lug 2001
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