Il DVB-H è sicuro?

Il DVB-H è sicuro?

di Tommaso Tessarolo - Si sta alzando una tempesta sullo standard per la trasmissione di contenuti digitali sui cellulari proprio mentre gli operatori mettono in cantiere i primi servizi. E la soluzione non è dietro l'angolo
di Tommaso Tessarolo - Si sta alzando una tempesta sullo standard per la trasmissione di contenuti digitali sui cellulari proprio mentre gli operatori mettono in cantiere i primi servizi. E la soluzione non è dietro l'angolo


Roma – Infuria la polemica sul DVB-H . Piovono accuse pesantissime al DVB tacciato di aver lavorato male, addirittura ai limiti del lecito. E non è solo Mediaset che tuona contro chi ha specificato lo standard per le trasmissioni digitali su dispositivi mobili (H sta per Handled). Nel coro ci sono i costruttori di telefonini, con Nokia in prima linea, e ancora tutti i fornitori di sistemi di accesso condizionato (CA) NDS, Nagravision, Viaccess. Un coro di polemiche che mina in maniera sostanziale la credibilità del DVB, in particolare la sua capacità di specificare standard robusti e figli di un lavoro collettivo di tutta l’industria interessata.

Le prime avvisaglie di tempesta le ebbi qualche settimana fa a Ginevra proprio durante una riunione di un gruppo commerciale del DVB. Nella pausa del pranzo, seduto a tavola con i rappresentanti dei principali fornitori di CA raccontavo i contorni dell’imminente lancio dei servizi DVB-H in Italia quando fui sommerso da un coro di critiche proprio al DVB-H, critiche che, mi dissi, trovavano stranamente concordi attori normalmente contrapposti. Quello che mi fu riferito in quell’occasione è ancora più grave di quanto emerso in queste ore, ma è figlio dello stesso problema.

L’accusa mossa da Mediaset al DVB è che nel DVB-H non ci sia uno standard di riferimento per il CA che garantisca l’interoperabilità. Lo scontro oggi è tra il sistema sviluppato da Nokia e quello della Mobile Alliance, ma più in generale lo scontro è tra due fazioni storicamente opposte. Da una parte i produttori di telefonini che mirano a vendere i loro apparati senza sottostare alle politiche delle Telco, e dall’altro lato proprio le Telco che vogliono mantenere il controllo su tutte la parti della catena del valore: contenuti e telefonini compresi. Oggi con l’avvento del DVB-H entrano in gioco i Broadcaster. Distribuire un contenuto su un telefonino non sarà più esclusiva dei possessori delle reti mobili. Chi possiede una rete DVB-T/H (su una rete DVB-T si può trasmettere anche DVB-H) ha il nuovo potere di entrare direttamente dentro i telefonini della gente per vendere contenuti, o per distribuire contenuti gratuitamente ampliando il panel per gli introiti pubblicitari. Un nuovo carro su cui vogliono salire proprio i produttori di telefonini. Una enorme minaccia che le Telco stanno cercando in tutti i modi di allontanare (perchè altrimenti H3G si sarebbe comprata a caro prezzo una sua rete DVB-H?).

La soluzione che è stata trovata, purtroppo, è sempre la stessa, identica situazione che stiamo vivendo con il proliferare di DRM. Standard per la protezione di contenuti proprietari, non compatibili tra di loro. Per cui, stando cosi le cose, se compro il nuovo Nokia N92 DVB-H non potrò vedere i contenuti distribuiti da TIM. Così come se compro da iTunes non posso sentire la mia musica sul mio Nokia N70. Ognuno ha il suo orto che si coltiva gelosamente da tempo e che per nulla al mondo vuole condividere. Ed in attesa di una class action di portata globale questo è lo scenario classico del moderno mondo IT. L’assurdità è che questi veleni abbiano contaminato gli standard DVB, dove da sempre regna sovrano il concetto di Simulcrypt: uno stesso STB può ricevere segnali protetti da sistemi di CA differenti, senza che il possessore del STB debba far nulla. L’interoperabilità prima di tutto, questo era il principio fondante delle scelte DVB, e continua ad esserlo per tutti i ragionamenti in corso sulla sicurezza per gli anni a venire. Veramente scandaloso è quello che è successo per il DVB-H.

Ma il modo in cui il DVB-H è stato concepito pone un problema ancora più preoccupante, e torno alla chiacchierata fatta con gli amici produttori di CA a Ginevra. L’assenza d’interoperabilità che caratterizza fin nel profondo il DVB-H lo rende totalmente incapace di reagire in caso di Hack. Per farla semplice, se un sistema CA DVB-H viene hackerato (uno qualsiasi) l’unica possibilità di recovery è cambiare tutti i terminali: sostituire tutti i telefonini!! Buttare il nuovo N92 che troveremo intorno ai mille euro perché non sarà possibile per chi emette i contenuti migrare da un sistema di CA ad un altro in caso di attacco riuscito. Un disastro. Un pericolo potenziale talmente grande che se dovesse verificarsi, e gli amici ginevrini non la vedevano cosi remota, potrebbe far crollare l’intero sistema. La fiducia dei vari attori coinvolti sarebbe per sempre compromessa.

L’errore del DVB è talmente imbarazzante che è difficile circoscriverlo trovando dei veri colpevoli. E’ normale che nel processo di standardizzazione le varie lobby provino a tirare la giacca del normatore per spingere i propri interessi. Non è normale che alla fine della storia si partorisca uno standard dalle mille anime incapace di difendere gli interessi collettivi.

L’unica soluzione è correre ai ripari spingendo il DVB a rivedere pesantemente e rapidamente il DVB-H, e tutti gli attori questa volta devono sedersi intorno ad un tavolo con un obiettivo comune: l’interoperabilità. Purtroppo nel frattempo si formerà una legacy che renderà le operazioni di aggiornamento molto più lunghe e faticose. Ma non c’è a mio avviso altra soluzione se si vuole dare a questo nuovo business una speranza di futuro.

Tommaso Tessarolo
Tommaso.Tessarolo

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Pubblicato il
9 feb 2006
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