ISP europei sotto attacco dell'industria

ISP europei sotto attacco dell'industria

Le associazioni europee dei detentori dei diritti vogliono trascinare i provider nell'agone della protezione dei contenuti digitali. Ma gli ISP resistono, vincono in tribunale e investono l'Europa di decisioni potenzialmente storiche
Le associazioni europee dei detentori dei diritti vogliono trascinare i provider nell'agone della protezione dei contenuti digitali. Ma gli ISP resistono, vincono in tribunale e investono l'Europa di decisioni potenzialmente storiche

Si conclude positivamente la vicenda che ha investito Telenor , il provider norvegese trascinato in tribunale dall’associazione delle etichette discografiche TONO con l’obiettivo di costringerlo a implementare filtri telematici in grado di bloccare The Pirate Bay . Una nuova decisione della massima autorità giudiziaria del paese sancisce la definitiva estraneità del provider rispetto alle azioni compiute dai suoi utenti .

Risultata già vittoriosa una volta contro le pretese di filtraggio generalizzato delle major, Telenor incassa ora la decisione favorevole dell’Alta Corte norvegese nel ricorso in appello delle suddette major: l’ISP non è responsabile delle azioni messe in atto dai suoi clienti.

I norvegesi sono dunque liberi di accedere ai torrent della Baia senza i sigilli imposti dai provider italiani dopo la nuova sentenza che il tribunale di Bergamo ha emesso in questi giorni. E c’è un altro importante caso di filtering del P2P nel Vecchio Continente che attende di essere risolto, lo scontro tra la società degli autori ed editori belgi SABAM e il provider Scarlet (ex-Tiscali) per cui la sede della decisione finale è stata recentemente spostata in seno alla Comunità Europea.

La querelle fra la corrispondente belga della SIAE e l’ISP si trascina oramai da anni, da quando nel 2004 all’allora Tiscali venne imposto il filtraggio delle comunicazioni su reti P2P riguardanti lo scambio di contenuti non autorizzati. L’imposizione venne riaffermata nel 2007 quando l’ISP aveva cambiato ragione sociale in Scarlet, e Audible Magic fu la tecnologia indicata per mettere in pratica i controlli censori sul file sharing.

In seguito furono gli stessi legali dell’industria ad ammettere che Audible Magic non era un sistema adeguato a portare a compimento il gravoso compito di filtraggio imposto a Scarlet, e il caso finì davanti alla Corte di Appello di Bruxelles. Invece che giudicare nel merito, la Corte ha ora trasferito la questione alla Corte di Giustizia europea investendo del problema le istituzioni continentali.

Sarà dunque la Corte europea a pronunciarsi sulla lunga vicenda legale che contrappone SABAM e Scarlet-Tiscali, con una decisione che certamente rappresenterà un importante precedente per l’intera Unione e per un’industria che tenta di coinvolgere i provider nelle sorti del business dei contenuti digitali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 feb 2010
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