Inchiesta/Senza spam l'email su Web

Inchiesta/Senza spam l'email su Web

Abbiamo verificato le capacità dei filtri di sette dei principali fornitori di servizi di posta elettronica online al pubblico italiano. E il risultato è per tutti inatteso e lusinghiero
Abbiamo verificato le capacità dei filtri di sette dei principali fornitori di servizi di posta elettronica online al pubblico italiano. E il risultato è per tutti inatteso e lusinghiero


Roma – Giunge inatteso il risultato dell’inchiesta condotta da Punto Informatico nel corso degli ultimi trenta giorni sui filtri antispamming di alcuni dei principali servizi di email offerti sul Web italiano. Inatteso perché, nell’era dello spamming e delle catene di Sant’Antonio digitali, ci si poteva attendere che le caselle di posta elettronica utilizzate sulla rete fossero tra le principali vittime di tonnellate messaggi non richiesti. Pare invece che non sia così.

L’inchiesta è stata condotta iscrivendo due falsi profili a sette servizi di posta elettronica online, in particolare Supereva.it , Lycos.it , Excite.it , Katamail , Hotmail e Altavista.it .

Il primo profilo iscritto è quello di un ingegnere informatico di 30 anni con un reddito di 100 milioni di lire l’anno residente a Roma. Questo profilo non è stato iscritto alle numerose mailing list e servizi online offerti dai diversi fornitori. L’ingegnere ha aperto mailbox online senza “gadget” di alcun genere.

Sue lettere sono apparse per sette volte, tutte nel corso della prima settimana di rilevazione, su altrettanti newsgroup della gerarchia .it. Come noto, chi posta propri messaggi sui newsgroup senza modificare artificiosamente il proprio indirizzo di posta elettronica – pratica peraltro comunissima – rischia di vedere riempita la sua mailbox di spamming. Ci sono robot attivati da società “senza scrupoli”, infatti, che scansionano di continuo i gruppi di discussione per “catturare” il maggior numero possibile di indirizzi di utenti internet. Al nostro ingegnere, però, email non richieste non sono arrivate e tutto fa pensare, dunque, che a funzionare siano stati i filtri antispamming impostati dai diversi servizi.

Il secondo profilo è quello di una casalinga milanese di 30 anni con un reddito medio. Questo profilo è stato iscritto ad alcune mailing list offerte dai singoli fornitori di posta elettronica e di fornitori terzi. Inoltre è stato utilizzato per postare diversi messaggi sui newsgroup. Anche in questo caso il risultato è stato inatteso, essendo arrivate in tutte e sette le mailbox della nostra casalinga soltanto le email richieste. Nessuna traccia di spamming.

E ‘ evidente che un’inchiesta di questo genere non può essere considerata completa e definitiva, perché la sua durata, un mese, è comunque limitata come limitato è il numero di fornitori presi in esame. Eppure, visto il trend segnalato da alcuni e le polemiche divampate sui media negli ultimi mesi proprio in merito allo spamming sulle mailbox online, si tratta di risultati inattesi e anche per questo decisamente significativi.

Naturalmente, la prudenza non è mai troppa e nonostante i filtri rimane una buona idea utilizzare “con cautela” il proprio indirizzo di posta elettronica in “luoghi pubblici”, come i newsgroup, “infestati” da spammatori di mezzo mondo.

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Pubblicato il
11 lug 2000
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