Parcheggiatori abusivi di .com?

Parcheggiatori abusivi di .com?

Network Solutions nei guai: viene accusata di bloccare i domini scelti dagli utenti ma non ancora comprati. Siamo davvero al domain hijacking?
Network Solutions nei guai: viene accusata di bloccare i domini scelti dagli utenti ma non ancora comprati. Siamo davvero al domain hijacking?

Le società di registrazione dei nomi di dominio si comportano come i front runner nelle borse? È questa la preoccupante domanda che scaturisce dalla notizia secondo cui Network Solutions , uno dei più importanti “broker” attivi nel business dei nomi di dominio, sarebbe appunto coinvolta nell’attività di front running dei domini, registrando quelli che interessano i potenziali acquirenti prima che questi possano impossessarsene sul libero mercato .

Network Solutions registrebbe i nomi cercati dagli utenti per mezzo del suo sito, garantendosi un duplice vantaggio sui registrar concorrenti – impossibilitati a offrire quel dominio ai potenziali compratori – e sui consumatori, che dovrebbero a questo punto passare obbligatoriamente per le casse della società qualora volessero far proprio il dominio cercato, spendendo magari una cifra gonfiata rispetto al prezzo stabilito di norma per tali operazioni.

Lo scandalo è partito da alcune segnalazioni su DomainState.com , secondo cui Network Solutions starebbe utilizzando “tecniche di phishing per dirottare o rubare i nomi di dominio e forzare i compratori a registrare i propri nomi presso la società”. Per giunta la tariffa standard applicata a una registrazione per mezzo di Network Solutions è di 34,99 dollari, “significativamente più alta rispetto alle più note alternative”.

La dot.com però non ci sta a passare per front runner e risponde alle accuse di presunto domain hijacking per bocca del vice presidente alla policy aziendale Jonathan Nevett, che difende l’operato della sua società e parla di una misura di sicurezza pensata proprio per contrastare il crescente fenomeno del front running . “La misura entra in funzione una volta che il consumatore avrà verificato la disponibilità di un nome di dominio presso il nostro sito web, decidendo di non acquistare il nome immediatamente dopo aver condotto la ricerca” dice Nevett.

“Quando conclude la ricerca – continua il dirigente di Network Solutions – noi mettiamo il nome a dominio in riserva. Finché rimane tale, il nome non è attivo e non monetizziamo il traffico eventualmente diretto ad esso. Se un cliente cerca ancora lo stesso nome di dominio entro i successivi 4 giorni presso networksolutions.com, il dominio sarà disponibile per la registrazione. Se il nome di dominio non viene acquistato in quei 4 giorni, verrà riconsegnato al Registro e sarà disponibile per la registrazione come sempre”.

Nessun front running insomma, ma solo l’esigenza di tutelare il business e i potenziali clienti. La strategia preventiva messa in atto da Network Solutions continua ad ogni modo a far discutere, visto che anche se indirettamente – considerando veritiera l’ipotesi della misura di sicurezza – danneggia le società concorrenti e si configura potenzialmente come una delle più estese pratiche di cybersquatting mai condotte nel settore.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
10 gen 2008
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