Pechino: dobbiamo censurare

Pechino: dobbiamo censurare

Esponenti del regime tornano a giustificare il loro approccio ad Internet
Esponenti del regime tornano a giustificare il loro approccio ad Internet

Che l’oligarchia pechinese mal tolleri le critiche che in Occidente vengono spesse levate contro il modo in cui gestisce la rete Internet al di qua della Grande Muraglia è cosa nota, ed ora dal ministero degli Affari esteri di cinese si è tornati sull’argomento, spiegando che nessuno può davvero dare pagelle alla Cina.

Con una dichiarazione rivolta alla stampa occidentale il portavoce degli Esteri Lui Jianchao ha dichiarato che “il governo cinese conduce una gestione necessaria su Internet. Proprio come avviene in altri paesi”.

“Non si può negare – ha aggiunto – che alcuni siti web contengano materiali che violano le leggi cinesi”. Tra i nodi critici, ha spiegato Liu, anche i siti che propongono la visione distorta di una Taiwan indipendente, una posizione che viola la legge anti-secessione della Cina. “Spero che i siti web possano praticare l’auto-censura – ha dichiarato – e non fare cose che possano violare la normativa cinese”.

Liu, che dialogava con giornalisti occidentali interessati a capire come e perché alcuni siti europei e statunitensi, come BBC, siano ora spesso irraggiungibili in Cina dopo essere stati però accessibili durante le Olimpiadi, ha lasciato a bocca asciutta i reporter. Quel che è certo è che la posizione comunque presentata da Liu deve far riflettere: se è vero che censura e Cina sono oggi più vicine che mai, la quantità di materiali posti sotto sequestro , forum e blogger censurati e diffidati aumenta sempre più anche nel cosiddetto occidente democratico.

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Pubblicato il
16 dic 2008
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