Seul: troppa Internet fa male ai giovani

Seul: troppa Internet fa male ai giovani

Le manifestazioni di strada infuriano, le proteste fermentano online. La rete diventa lo strumento principe della conversazione democratica e certo potere se ne preoccupa. Primo giro di vite nel paese più connesso del Mondo
Le manifestazioni di strada infuriano, le proteste fermentano online. La rete diventa lo strumento principe della conversazione democratica e certo potere se ne preoccupa. Primo giro di vite nel paese più connesso del Mondo

Seul marcherà stretti i netizen: i tumulti della società civile connessa della Corea del Sud verranno tenuti sotto controllo, verranno arginati, verranno scoraggiati. Lo stato bilancerà rischi e opportunità connaturati alla rete con una serie di contrappesi che, promette il presidente Lee Myung-Bak, non sfoceranno in comportamenti censori.

Netizen per le strade Internet innerva il 94 per cento delle famiglie, le rete sudcoreana è maturata al punto da configurarsi come uno strumento di democrazia impugnato dalle folle. I netizen sono attenti osservatori della scena politica e mediatica , hanno in passato giocato un ruolo fondamentale nel tessere la storia del proprio paese: sono stati determinanti nelle deposizioni e nelle nomine delle autorità politiche, hanno sviluppato un solido sistema informativo che affonda le proprie radici nella testimonianza diretta dei cittadini , la cui punta di diamante è rappresentata da OhmyNews . I media tradizionali vacillano sotto gli affondi della blogosfera e dei cyberattivisti: le verità mostrata sulle pagine dei quotidiani vengono analizzate e decostruite, il mezzo impugnato per manifestare contro le rappresentazioni offerte dai media è spesso la rete, attraverso la quale sferrare cyberattacchi dimostrativi e organizzare boicottaggi.

L’occasione che ha spinto il presidente Lee Myung-Bak a promettere controlli più stretti sembra essere rappresentata dalle proteste relative alla proposta del governo di tornare ad importare manzo dagli Stati Uniti: i cittadini si sono opposti strenuamente, hanno rivendicato i propri diritti a vivere senza l’ombra della mucca pazza, si sono lasciati coinvolgere e le dimostrazioni sono sfociate in aperte critiche nei confronti del governo e delle alleanze con gli States. I sentimenti e il malcontento dei cittadini si sono riversati nelle strade e in rete , il governo ha annunciato di voler prendere dei provvedimenti.

“Internet deve rappresentare uno spazio di fiducia – ha spiegato Lee Myung-Bak in occasione di una conferenza organizzata dall’OECD per indagare sul futuro dell’economia della rete – in caso contrario, la forza di Internet rischia di diventare più pericolosa che benefica”.

Myung-Bak non ha fatto alcun riferimento al malcontento che serpeggia in rete, al modo in cui la rete è stata impugnata per organizzare e per documentare le manifestazioni , agli attacchi personali che i netizen hanno sferrato attraverso i blog, ma ha promesso di amplificare i controlli già attivi nel paese. L’attenzione del presidente si è concentrata sugli spammer e su coloro che in rete diffondono informazioni false e tendenziose che “attentano alla razionalità e alla fiducia dei cittadini”.

I primi segnali dell’attivo interessamento del governo si sono già palesati. Le autorità hanno fatto pressioni sulle istituzioni scolastiche perché scoraggiassero gli studenti dalla partecipazione alle manifestazioni con intimazioni e controlli sulle dotazioni tecnologiche in pugno agli studenti. Il CEO di Afreeca , il portale sul quale si sono affollate clip delle manifestazioni, è nel mirino delle forze dell’ordine , sospettato di aver condotto attività illegali su Internet.

Ma già in passato il governo aveva dato dimostrazione di voler contenere le folle digitali : lo scorso anno le elezioni presidenziali si sono svolte in un clima relativamente silente , poiché le autorità avevano epurato gli spazi di espressione online dai commenti relativi ai candidati; ancora prima si era tentato di combattere bullismi e provocazioni online imponendo ai cittadini di rappresentarsi in rete con l’identità che vestono nella realtà. Sarà questo provvedimento ad essere inasprito, spiegano dalla Commissione per le comunicazioni locali. Assicurano che non ci sarà alcuna censura. Semplicemente, l’anonimato in rete non sarà più uno scudo dietro al quale difendere il proprio diritto ad esprimersi.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
23 giu 2008
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