Si trova sempre più pedoporno in rete

Si trova sempre più pedoporno in rete

Il più importante osservatorio britannico sostiene che il grosso dei server illegali si trova negli USA e afferma che un terzo dei siti dedicati al traffico di immagini abusive lo fa a scopo di lucro. Cercando di sviare i cybercop
Il più importante osservatorio britannico sostiene che il grosso dei server illegali si trova negli USA e afferma che un terzo dei siti dedicati al traffico di immagini abusive lo fa a scopo di lucro. Cercando di sviare i cybercop

Londra – Cresce il traffico telematico di materiale ritraente abusi sui minori: lo sostiene l’ultimo rapporto di Internet Watch Foundation , l’osservatorio inglese impegnato a combattere la piaga del pedoporno sul web. Ne dà notizia BBC, che rivela come dal 2005 al 2006 le segnalazioni di siti contenenti immagini di natura pedopornografica siano aumentate del 34% .

Sulle 31mila segnalazioni totali ricevute, IWF ha individuato le immagini incriminate in 10mila pagine web su 3mila siti diversi. L’aumento delle scoperte è in parte generato dall’affinamento delle procedure di segnalazione, ricerca, e analisi delle pagine sospette da parte dell’osservatorio.

All’aumentare del numero di illeciti cresce anche la severità degli abusi : sono 3mila le pagine web tra quelle scoperte a raccogliere i contenuti più spinti, che coinvolgono generalmente preadolescenti al di sotto dei 12 anni. Peter Robbins, presidente esecutivo di IWF, è lapidario: “Le immagini che stiamo vedendo ritraggono giovani ragazzi in età prevalentemente prepubescente. Questi ragazzi non hanno scelta. Non c’è alcun consenso – vengono violentati”.

Il servizio di segnalazione di IWF Dei 3mila siti web individuati, mille fanno uso commerciale dei contenuti illeciti , vendendo prevalentemente immagini ritraenti ragazzine immature. La natura commerciale di queste “aziende” ha reso poi i responsabili dei traffici tecnologicamente consapevoli: non di rado vengono utilizzate diversi escamotage tecnici per rendere più difficile l’individuazione di siti web e colpevoli.

Tali tattiche includono, ad esempio, la frammentazione delle immagini in diversi server sparsi per il mondo, con il contenuto finale ricostruito solo all’atto del download da parte del pedofilo pagante. Oppure vengono spesso cambiati sia provider che server, spostati in giro per i paesi e per le diverse giurisdizioni. In tal modo le forze di polizia non sempre sono in grado di agire efficacemente contro i malfattori.

Più del 10% delle pagine segnalate sono inoltre risultate presenti sui portali di fotosharing , ma in questo caso Robbins sostiene che basta segnalare la cosa alle società responsabili per far rimuovere prontamente il materiale.

Interessanti poi si rivelano le statistiche per paese, che individuano negli Stati Uniti la nazione con il maggior numero di criminali che usano la rete per questi scopi. Con il 55% dei siti web scovati, gli USA distanziano di molte lunghezze il secondo classificato di questa “classifica”, la Russia, che si segnala per oltre il 28% dei contenuti scovati.

Stando alla IWF, il fenomeno del pedoporno virtuale a mezzo web è invece virtualmente sparito dal Regno Unito , con gli ISP lesti a rimuovere i siti incriminati nel giro di sole 48 ore dalla segnalazione da parte dell’associazione.

Peter Robbins lancia infine un accorato appello a chiunque sia in grado di segnalare casi potenzialmente illegali alla IWF, e in special modo ai netizen : ogni indicazione verrà registrata in maniera assolutamente anonima , assicura Robbins, e contribuirà, assieme alle 31.776 segnalazioni già ricevute nel 2006 sul sito web dell’associazione, a rendere sempre più difficile l’opera di professionisti e criminali della pedopornografia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 apr 2007
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