Competenze digitali, le mancanze dell'Italia

Competenze digitali, le mancanze dell'Italia

AgID torna a descrivere la situazione delle competenze digitali nella pubblica amministrazione e tra le aziende private, un ambito in cui non si registrano miglioramenti significativi
AgID torna a descrivere la situazione delle competenze digitali nella pubblica amministrazione e tra le aziende private, un ambito in cui non si registrano miglioramenti significativi

Stando a quanto si evince dalla seconda edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, la pubblica amministrazione e le aziende non vanno di pari passo con quanto richiesto da società ed economia, con una conversione al digitale che in sostanza sembra riguardare il mondo intero tranne che l’Italia.

Promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri di Matteo Renzi) e condotto dalle associazioni dell’ICT italiane come AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia, l’osservatorio sulle competenze digitali denuncia i ritardi strutturali dello Stivale quando si tratta di innestare competenze informatiche e tecnologiche nel lavoro e nell’amministrazione.

Tra i punti cruciali del nuovo rapporto sulle competenze digitali, l’osservatorio evidenzia una copertura, misurata come compresenza di tutte le componenti necessarie, che varia dal 73 per cento delle aziende del settore tecnologico al 41 per cento nella PA, valore che scende al 37 per cento se si prendono in considerazione le pubbliche amministrazioni sul territorio.

I ruoli professionali più ricercati in ambito hi-tech includono esperti di sicurezza, analisti, CIO, amministratori di database, mentre per quanto riguarda il reclutamento di nuovi lavoratori specializzati si passa prevalentemente tra le conoscenze personali e professionali (aziende ICT), le società di ricerca e selezione del personale (aziende “standard”) e i bandi di concorso pubblico (PA).

Le lauree più accreditate per i “competenti” digitali includono informatica, scienza dell’informazione e altri indirizzi ingegneristici, sebbene latiti l’incentivo economico: le retribuzioni ICT sono in media tra le più basse, il settore è costantemente arretrato, anche se nel 2014 ci sono stati alcuni segnali di miglioramento.

Per porre rimedio all’arretratezza sistematica dell’Italia in campo tecnologico, le associazioni di settore propongono misure strutturali rivolte alla formazione come una nuova normativa per gli istituti professionali, una piattaforma nazionale di contenuti didattici, percorsi accademici “innovativi” e tutoring extra-curricolari.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 gen 2016
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