Facebook, giro di vite contro lo spam

Facebook, giro di vite contro lo spam

Tre denunce contro tre diversi spammer, due individui e un'azienda
Tre denunce contro tre diversi spammer, due individui e un'azienda

Facebook ha depositato , presso la Corte federale di San Jose, tre denunce separate contro tre diversi soggetti : due privati, Steven Richter e Jason Swan, e un’azienda, la canadese Max Bounty Inc. Tutti e tre marchiati come spammer.

L’accusa, in base allo US Computer Fraud and Abuse Act ( CAN-SPAM ), è di aver impiegato pratiche ingannevoli per ottenere dati personali dagli utenti Facebook , oppure per inanellare catene di spam inondando le caselle di posta della loro cerchia di amici. Inoltre sono accusati di altri reati statali e federali collegati.

“Secondo le nostre accuse – si legge in un post ufficiale del social network – gli accusati chiedevano agli utenti di sottoscrivere finte offerte commerciali inviando la proposta ad altri utenti o richiedendo ulteriori dati personali per completare la transazione, o per effettuare l’accesso ad una applicazione, oppure per sottoscrivere un servizio di telefonia mobile”.

Swan è accusato di aver utilizzato più di 13 pagine, 27 profili e almeno 7 applicazioni false, tra cui il bottone “Non mi piace”; Richter 40 falsi profili e altrettante pagine; l’azienda canadese Max Bounty, invece, avrebbe usato illecitamente il logo Facebook per marketing ingannevole di concorsi che millantavano premi come carte regalo o iPad e che in realtà servivano solo a raccogliere illecitamente dati personali.

A favore di Facebook una giurisprudenza che la vede già protagonista: in una sentenza che risale ad ottobre 2009, infatti, tale Sanford Spamford Wallace è stato condannato a pagare all’azienda 411 milioni di dollari di risarcimento, mentre nel 2008 si era già aggiudicata 873 milioni di dollari per gli stessi motivi.

Questa volta, tuttavia, il caso è meno univoco: la concomitanza con l’accusa lanciata da un’ inchiesta del Wall Street Journal secondo cui le applicazioni più popolari su Facebook invierebbero i dati raccolti in spregio alle condizioni d’uso previste dalla piattaforma a società terze, infatti, getta un’ombra sulla tempistica delle denunce.

Facebook, da parte sua, come dimostrano peraltro le altre cause vinte, ha sempre fatto un punto d’onore della lotta allo spam: “La nostra sfida a spammer e scammer diventerà ancora più forte il prossimo mese, il prossimo anno e oltre – si legge nel post sul blog – abbiamo altre azioni in corso, e ce ne saranno ancora”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 ott 2010
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