Facebook, Messenger per pagare

Facebook, Messenger per pagare

Il social network trova la propria strada per il mercato delle transazioni mobile. Lo fa con un messaggio
Il social network trova la propria strada per il mercato delle transazioni mobile. Lo fa con un messaggio

Facebook ha annunciato l’introduzione di una nuova funzione per il suo Messenger, che permetterà agli utenti di scambiarsi soldi sulla piattaforma ed al social network di entrare dunque nell’ambito e combattuto mercato dei pagamenti elettronici.

La novità – peraltro anticipata – sarà introdotta nei prossimi mesi, per il momento solo negli Stati Uniti e solo per la versione Android, iOS e desktop dell’app.

Il social network ne ha descritto a grandi linee il funzionamento: molto semplicemente all’interno dei messaggi inviati attraverso l’app apparirà un’icona col simbolo dei dollari che permetterà – se cliccata – si inserire l’ammontare da trasferire al proprio contatto. Il tasto “Pay” permetterà di collegare al proprio profilo il profilo una carta di credito (dei circuiti Visa o MasterCard e rilasciata da una banca a stelle e strisce) con cui inviare tali soldi. Per riceverli, dall’altro lato, ci sarà il tasto “Add Card”.

Il social network, inoltre, rassicura i propri utenti circa la sicurezza della piattaforma dedicata alle transazioni: per farlo si appella al sistema finora adottato per l’advertising e per i pagamenti nel contesto dei giochi, attivo fin dal 2007 e che gestisce ad oggi più di un milione di transazioni al giorno.
Il tutto è basato su un sistema di cifratura e diversi livelli di protezione software ed hardware “all’altezza degli standard più elevati di settore”. Gli utenti potranno poi impostare le proprie transazioni per richiedere un PIN aggiuntivo a conferma dello scambio di denaro.

Oltre a questa esperienza, Facebook ha dalla sua un numero incredibile di potenziali pagatori: il suo successo di pubblico potrebbe assicurarle quell’ effetto di rete necessario a determinare il successo di un sistema “biunivoco” di pagamento.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
18 mar 2015
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