Il monopolio della SIAE

Il monopolio della SIAE

di Aaron Brancotti: non rischiate inutilmente copiando software in maniera illegale. Andate a rubare un originale. La pena è analoga, forse minore
di Aaron Brancotti: non rischiate inutilmente copiando software in maniera illegale. Andate a rubare un originale. La pena è analoga, forse minore


Web – Poichè mi si è laureato lo Yanez e posso quindi contare su un valido e soprattutto gratuito parere legale, ultimamente mi sto togliendo lo sfizio di svolgere nel magico campo della giurisprudenza l’analogo di una delle attività classiche dello sviluppo del software, ovvero il beta testing. Praticamente si tratta di trovare i bug, ovvero errori e malfunzionamenti vari, e segnalarli a chi di dovere. In particolare già da tempo mi ronzava in testa una domanda, tanto da giustificare la stesura di un articolo poi pubblicato su vari siti e a seguito del quale ho ricevuto molta posta: per quale motivo in USA esistono numerosi enti che si occupano della protezione dei Diritti d’Autore e in Italia invece c’è solo la SIAE? La mia preoccupazione è motivata dal fatto che i comportamenti della SIAE, in molti campi che vanno dal mancato riconoscimento di quel patrimonio dell’Umanità che va sotto il nome di Open Source fino all’arbitraria assegnazione dei proventi della propria attività, peraltro sbandierata senza pudore davanti a milioni di ascoltatori durante una storica puntata di “Reporter”, sono spesso e volentieri a dir poco opinabili. Se la SIAE non operasse in regime di monopolio, mi dicevo, forse starebbe un po’ più attenta? fatta la domanda, ecco come lo Yanez mi rispondeva:

Se non l’hai già fatto, vai a leggerti l’art.180 comma 1 della famigerata legge 633 del 1941, che taglia le gambe a qualsiasi velleità e tentativo di fare concorrenza alla SIAE.

La famigerata legge è quella, appunto, che sancisce l’accordo tra Stato Italiano (nella persona del Re Vittorio Emanuele III e del Senato e della Camera dei Fasci e delle Corporazioni) e SIAE come unico interlocutore possibile per quanto riguarda intervento, mediazione, mandato, rappresentanza e cessione per l’esercizio dei Diritti d’Autore in Italia. Al mio successivo quesito, ovvero “come cambiare questo stato di cose”, lo Yanez prontamente rispondeva:

Oh, niente, basta convincere la maggioranza dei parlamentari e dei senatori a cambiare l’articolo 180 comma 1 della legge 633, oppure se riesci a convincere Pannella potresti fargli indire un referendum abrogativo. Lui è abbastanza esperto in questo. Solo che poi devi convincere il 50% più uno degli italiani a votare si.
Per iniziare, se conosci qualche parlamentare potresti convincerlo a presentare un disegno di legge per la riforma della legge sul diritto d’autore, poi prendergli subito le misure per la bara e prenotargli un loculo al Maggiore.

Ma dopo qualche tempo scopro il sito di ASAE , che se ho ben capito è una associazione di autori, compositori, editori e altre figure professionali bistrattate e dimenticate dalla SIAE e che proprio a causa della summenzionata legge non puo’ a sua volta costituirsi come società. Ed eccolo lì, ben chiaro, nella loro home page: “(?) ? che la SIAE si occupi della riscossione dei proventi derivanti da diritto d’Autore in un regime monopolista di fatto è una palese violazione alle norme comunitarie sulla concorrenza (in particolare agli artt. 86 e 90 del Trattato CE, recepito dall’art 9 l.287/90)”. Primo bug, io segnalo. Tam tam digitale. Grazie.

Poi mi viene in mente un’altra cosa. “Yanez, quali sono le pene per il furto?”. Risposta: Per chi mi hai preso? Non mi sono mica mangiato il Codice Penale . Ma io lo so che lo Yano è tanto sarcastico quanto scrupoloso. Via mail mi risponde: Art 624, Comma 1 Codice Penale: “Furto” – Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da lire sessantamila a un milione . Mi ricordo che il famoso spot pubblicitario BSA poi ritirato grazie alla denuncia di E.Somma presso l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria affermava che per la copia illegale di software si rischiano fino a tre anni di reclusione e sicuramente più di un milione di multa. Lo spot venne ritirato (o meglio cambiato, in realtà è ancora in giro), ma non mi risulta che la legge sia stata modificata. Quindi: “Non rischiate inutilmente copiando software in maniera illegale. Andate a rubare un originale in un negozio di vostra fiducia. La pena è analoga, se non addirittura minore.”

Sinceramente mi sembra abbastanza assurdo. Io segnalo. Tam tam digitale. Grazie.

Ed ora l’ovvio disclaimer, affinchè io non venga ingabbiato per istigazione a delinquere e altre trenta o quaranta pene aggiuntive a scelta, che già uso Internet e quindi son pedofilo: sto scherzando! Bambini, non provate questo a casa vostra da soli, senza la supervisione di un adulto. Possibilmente il vostro avvocato o il vostro analista. Io ormai ho lo Yanez. Come analista, intendo.

Aaron Brancotti

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Pubblicato il
4 gen 2002
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