USA, spazi del Gratis in riduzione

USA, spazi del Gratis in riduzione

Juno riduce il traffico agli utenti della sua freenet, spariscono i primi servizi di email gratuita. Il modello di business fondato sul gratuito ha portato a troppi fallimenti, ormai in pochi intendono continuare a puntarci sopra
Juno riduce il traffico agli utenti della sua freenet, spariscono i primi servizi di email gratuita. Il modello di business fondato sul gratuito ha portato a troppi fallimenti, ormai in pochi intendono continuare a puntarci sopra


New York (USA) – I servizi gratuiti su Internet negli States, e non solo negli States, sono sotto assedio e vanno capitolando. Le ultime novità sul maturo mercato americano riguardano mypersonal.com e chek.com, notissimi siti di servizi agli utenti, siti che hanno deciso di tagliare loro la possibilità di avere una propria mailbox gratuita.

“Il mercato delle dot-com è cambiato – sostiene una portavoce dei due siti, Sarah Herrison – Dare via gratuitamente dei servizi non è più un modello di business che funziona”.

Sulla stessa direttrice si sta muovendo ormai da qualche tempo anche uno dei più importanti provider americani, Juno Online Services, che invia banner pubblicitari sui monitor di chi si collega alla sua Rete pagando solo la telefonata. Il provider ha anche deciso di limitare il traffico massimo a disposizione degli utenti delle sue freenet, fatta eccezione per coloro che pagano l’abbonamento mensile da 10 dollari.

Sempre Juno ha fatto notizia con il varo di un programma per trasformare gli utenti della sua freenet in contributori per progetti di computing distribuito sul modello del SETI@HOME.

Ma anche Bluelight, provider legato alla catena Kmart, limita ora l’accesso alla sua freenet a 12 ore al mese o a 100 ore, ma in quest’ultimo caso fa pagare 10 dollari. 1stup.com e AltaVista.com, come noto, avevano deciso di chiudere i propri servizi free già alla fine dell’anno scorso.

A questo punto gli analisti si interrogano quanto potranno “reggere” con la formula del gratuito i servizi “basic”, come la web-mailbox, forniti da colossi come Yahoo!, Microsoft (con Hotmail), Mail.com e gli altri big del settore.

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Pubblicato il
19 mar 2001
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